Nicola Cosentino condannato a dieci anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. Questa la decisione dei giudici della quarta sezione della Corte di Appello di Napoli nell’ambito del processo Eco 4, dal nome del consorzio che si occupava della raccolta e dallo smaltimento dei rifiuti in diversi comuni della provincia di Caserta. L’ex sottosegretario all’Economia, nonché coordinatore regionale del Popolo della Libertà in Campania, era stato condannato in primo grado dai giudici del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere a 9 anni di carcere con interdizione perpetua dai pubblici uffici.

Un incremento della pena di un anno a fronte della richiesta della Procura generale di Napoli che lo scorso 8 dicembre aveva chiesto 12 anni di reclusione. In primo grado i pm ne avevano chiesti 16. Secondo la ricostruzione dei magistrati, Cosentino all’epoca dei fatti contestati sarebbe stato il referente politico nazionale del clan dei Casalesi, con il quale l’ex sottosegretario avrebbe stretto un patto di ferro per ottenere appoggio elettorale in cambio di un contributo ai camorristi.

Pena aumentata di un anno perché i magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli hanno presentato ricorso, dopo la sentenza di primo grado, sostenendo che il presunto ruolo di referente nazionale del clan dei Casalesi, inizialmente ricostruito fino al 2004, sarebbe andato avanti fino al 2008. Un processo che si è basato soprattutto sulle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia che hanno riconosciuto Cosentino come il dominus del consorzio Ce4,  all’interno del quale l’ex sottosegretario avrebbe fatto assumere molta gente nei periodi pre-elettorali, così ‘controllando’ il risultato di varie elezioni, soprattutto nei Comuni rientranti nel bacino del consorzio. Tra le accuse anche quella di aver favorito i fratelli Orsi, imprenditori ritenuti vicini al clan Bidognetti  (uno dei gruppi dei Casalesi) e vincitori della gara d’appalto indetta dal consorzio.

La difesa: “Sempre assolto per concorso esterno, non ci sono prove”

Per la difesa di Cosentino, rappresentata dagli avvocati Stefano Montone, Agostino De Caro ed Elena Lepre, non c’è un solo segno di un effettivo contributo elettorale che la camorra avrebbe fornito a Cosentino. I legali hanno inoltre rammentato che l’ex sottosegretario è stato assolto negli altri processi dove era imputato con l’aggravante mafiosa e – sostengono – nelle decine di altri processi contro il clan dei Casalesi su appalti e grandi opere non è emerso nessun ruolo di Cosentino.

I processi e l’unica condanna per mozzarella e lettore Mp3 in carcere

In attesa della Cassazione, Cosentino ad oggi è stato condannato a 4 anni per aver corrotto un agente della polizia penitenziaria per far entrare nel carcere di Secondigliano della mozzarella e un  lettore Mp3 per ascoltare musica. L’ex sottosegretario è stato assolto nel processo d’appello “Il principe e la scheda ballerina” dall’accusa di tentativo di reimpiego di capitali illeciti, con l’aggravante mafiosa, in relazione alla costruzione di un centro commerciale (mai edificato) voluto dal clan dei Casalesi a Casal di Principe (in primo grado Cosentino era stato condannato a 5 anni dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere). Nel giugno del 2019, poi, COSENTINO è stato assolto dalla Cassazione (che ha rigettato il ricorso della procura generale) nell’ambito del processo “Carburanti”. In questo caso l’ex sottosegretario era alla sbarra insieme ai fratelli Giovanni e Antonio e ad altri imputati, accusati a vario titolo di estorsione e concorrenza illecita aggravati dalle modalità mafiose.

 

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