Tra i tanti segnali che il M5S ha regalato in questi anni di cronaca, questo è solo l’ultimo. La notizia, ignorata dalle altre testate forse per assuefazione, l’ha pubblicata solo Il Foglio. La mitica restituzione alla società civile operata dai parlamentari, vessillo dei fondatori Grillo e Casaleggio, dall’inizio di legislatura è pari a zero, il che significa che i portavoce dei cittadini che siedono in Parlamento per nome e per conto del M5S si tengono per intero la loro indennità, compreso lo stesso ‘fu’ avvocato del popolo.

Parlando dei 5 stelle, in realtà le cose non sono così semplici, sussurrano i diretti interessati infatti che Conte abbia fatto un altro casino (dettaglio che non stupisce) e che ci sia un conflitto di attribuzione tra Vito Crimi (ebbene sì, è in retroguardia ma esiste ancora) ed il Presidentissimo che è salito in autobus una volta sola, ovvero Roberto Fico. A regime il prelievo per il partito resta invariato (1500 euro) mentre la mitica restituzione sarà fissata in 500 euro dai 1500 in cui era partita ai tempi d’oro.

I tempi, per intenderci, in cui epici scontri in casa grillina si consumavano sugli scontrini, sulle rendicontazioni, sulle spese ‘salatissime’ da sostenere a Roma che causavano pianti, liti, ricorsi, restituzioni forzose ed ignominiose espulsioni. Assumere le sembianze ed i comportamenti di quelli che venivano definiti con disprezzo ‘politici professionisti’ era il massimo insulto per i seguaci del comico. Poi graduale arrivò la stagione del cambiamento, ed i primi ad accorgersene furono i clienti delle Bouvette della Camera e del Senato.

Il miglior indicatore della trasformazione in corso diventò così la senatrice Paola Taverna. Entrata a Palazzo Madama nel 2013 come una turista della politica, zatteroni, canottiere da mercatino, una trasandatezza esibita come marchio di alterità, ne uscì completamente rivestita, abiti solo di grandi firme, occhialoni di Gucci, tacchi rigorosamente di Christian Louboutin. All’apice della sua carriera, diventata vicepresidente del Senato, Paola Taverna in quanto a ricercatezza sempre un po’ trash per lasciare almeno un segno di riconoscimento, era seconda solo alla sua Presidente, Maria Elisabetta Alberti Casellati.

I soldi dei parlamentari (e dei pochissimi consiglieri regionali) ora servono a pagare una macchina che ha costi altissimi. Non c’è solo la bella sede in Campo Marzio, salotto buono del centro storico di Roma, ma soprattutto gli stipendi di decine di ex parlamentari, ovviamente anche di Paola Taverna, messi a fare niente dentro ai gruppi parlamentari, oltre che il lauto contributo a Beppe Grillo, ed i servigi professionali di Rocco Casalino, in verità un po’ in disarmo. Una degna fine per chi entrò nelle istituzioni per scardinarle come scatolette di tonno.

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Vive a Roma ma è cresciuto a Firenze, è un antico frequentatore di corridoi, ha la passione per Philip Roth e per le melanzane alla parmigiana, predilige il paesaggio della Versilia