Da un lato il tentativo di ‘richiamare’ l’alleato Giuseppe Conte alla responsabilità dopo lo strappo al Senato sul Dl Aiuti che ha spinto il premier Mario Draghi alle dimissioni, respinte da Mattarella con una crisi che verrà ‘parlamentarizzata’ mercoledì 20 luglio, dall’altro l’orgoglio di chi vuole dimostrare che il partito è pronto anche per un voto anticipato, un ritorno alle urne già a ottobre.

Sono i due volti di Enrico Letta, il segretario del Partito Democratico che oggi è stato ospite del congresso del Psi. “Il mio è un forte appello alle forze politiche che hanno sorretto con grandi risultati positivi il cammino del governo Draghi perché questo cammino non si interrompa e venga rilanciato a partire da mercoledì con un nuovo voto di fiducia che stabilisca un percorso di 9 mesi importante per completare tutte le riforme. Sono sicuro ci siano le condizioni per continuarlo“.

Un messaggio evidente ai pentastellati, spaccati al loro interno tra chi vuole proseguire l’avventura di governo con Draghi, ammesso ovviamente che il premier sia disponibile in tal senso e che le dimissioni non siano irrevocabili, e chi invece vuole tornare al Movimento di protesta delle origini.

Letta definisce la situazione attuale “un casino incredibile”. Di fronte alla crisi economica, alla guerra in Ucraina, al balzo dell’inflazione e ai fondi del Pnrr da portare a casa, per il segretario Dem “gli italiani non vogliono questa crisi, tantomeno andare a votare”.

Per questo Letta si rivolge ai 5 Stelle, chiedendo a Conte che mercoledì il suo partito “sia della partita per il rilancio”, ma altrimenti, è il messaggio del segretario Dem, “in caso di chiamata alle urne noi saremo pronti a lottare, anche il 25 settembre”.

Il caos 5 Stelle

Pentastellati che hanno annullato l’assemblea dei deputati, convocata dal capogruppo Davide Crippa e prevista per oggi pomeriggio (inizialmente alle 15:30 e poi slittata alle 16:30). Alla presenza dello stesso Conte dovrebbe tenersi una riunione congiunta alle 19:30 con prosecuzione possibile anche domani.

Nel Consiglio nazionale a prevalere sarebbe stata la posizione più vicina alle ‘colombe’. No ad uno strappo netto, sì a “risposte chiare” sui nove punti presentati da Conte a Draghi in una lettera durante il confronto a Palazzo Chigi, nei primi giorni della crisi.

Nel Movimento infatti sono sempre più forti le voci in contrasto con la linea dura. Il gesto più evidente in tal senso è stato quello del ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà, che ha diffuso una lettera in cui si evidenziano i provvedimenti a rischio se l’esecutivo cade. Il ministro è l’esponente di governo dei 5 Stelle che più di tutti si è speso contro l’ipotesi di una rottura, rifiutando categoricamente l’ipotesi di dimissioni dall’esecutivo: aveva anche tentato giovedì di di slegare il voto di fiducia sul governo di giovedì scorso da quello sul decreto aiuti.

Le accuse da Lega e FI

Parole fortemente criticate dalla Lega, che con i capigruppo di Camera e Senato, Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo, attaccano Letta. “All’improvviso si sveglia e capisce che gli italiani hanno bisogno di un governo forte e operativo su bollette, tasse e lavoro. Lui che fino alla scorsa settimana ha fatto di tutto per dividere la maggioranza e bloccare il Parlamento con Ius scholae, Ddl Zan e droga libera. Lui che, per le sue bandierine, si è alleato con i 5S che tutti sanno essere inadatti a governare. Ci risparmi almeno i suoi appelli per nulla credibili. Ci vuole davvero un bel coraggio ad essere così opportunisti e trasformisti”. 

Chiusura all’appello di Letta che arriva da Forza Italia, che ribadisce dopo la nota a firma Berlusconi-Salvini di venerdì di non voler partecipare ad un Draghi bis con i 5 Stelle. “Provocare una crisi di governo in un momento così delicato a livello nazionale e internazionale è veramente da irresponsabili. E la responsabilità è tutta del Movimento 5 Stelle. Ormai con loro non si può più governare. Se non ci sarà un altro governo Draghi senza M5S si tornerà a votare“, sono le parole Antonio Tajani, coordinatore nazionale di Forza Italia.

L’ultimatum di Renzi

Sulla crisi di governo è intervenuto stamane anche Matteo Renzi, mattatore dell’assemblea di Italia Viva. “L’inflazione al 9% è come una bomba piazzata all’interno della vita delle famiglie. Invece di pensare a far cadere Draghi e il suo governo bisognerebbe pensare ai problemi del Paese. Invece siamo paurosamente vittime della narrazione monocorde di populisti e cialtroni, ma almeno io non mi voglio rassegnare a questa crisi”, le parole del leader di IV.

Un riferimento anche agli scenari futuri: “Dico anche chiaramente: chi andrà alle elezioni con il M5s andrà senza di noi. Se il Pd vorrà inseguire i populisti faccia pure, noi con la scissione abbiamo salvato la nostra anima e la nostra dignità”.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia