Le concessioni a Montalegre
Crisi di governo in Portogallo, inchiesta su litio e idrogeno verde: Costa rassegna le dimissioni
Al momento la procura non ha prove dirette del coinvolgimento del primo ministro, ma il suo nome è più volte circolato in questi giorni, anche perché nei giorni scorsi la sua abitazione privata era stata perquisita e la Corte suprema ha recentemente autorizzato l’utilizzo di una delle tre intercettazioni dei colloqui tra Antonio Costa e l’ex ministro Matos Fernandes

“Ovviamente”. Ha usato proprio quest’avverbio Antonio Costa, 62 anni, socialista, ministro in vari dicasteri quasi ininterrottamente dal 1997, dal 2007 sindaco di Lisbona e dal 2015, per 8 lunghi anni, Primo Ministro del Portogallo. L’avverbio è stato usato con precisione quasi chirurgica: indipendentemente dall’esito del procedimento giudiziario i cui tempi, in Portogallo come da noi, sono lunghi, pur rimarcando di “avere la coscienza pulita”, Costa in un lungo discorso alla nazione fatto ieri poco dopo pranzo, ha detto che “ovviamente” preferisce dimettersi.
E sì, perché Costa negli ultimi giorni era stato sostanzialmente “circondato”: tra gli uomini più vicini a lui, erano stati arrestati il suo capo di gabinetto, Vítor Escária, un imprenditore, suo consigliere e amico personale, Diogo Lacerd, il sindaco di Sines Nuno Mascarenhas, tutti per rischio di fuga e inquinamento delle prove. Tra gli indagati ci sono poi il ministro delle Infrastrutture João Galamba, quello dell’Ambiente Duarte Cordeiro, il suo predecessore João Pedro Matos Fernandes – da cui prende il via tutta l’inchiesta – ed il capo dell’agenzia ambientale del Paese.
L’inchiesta
L’inchiesta prende il via dalle concessioni per l’estrazione del litio a Montalegre, una piccola cittadina nel nord del Portogallo, date nel 2019 ad una società con un capitale sociale di 50mila euro, costituita tre giorni prima della firma di un contratto di sfruttamento che vincola il Portogallo per 20 anni, 35 con il rinnovo, e che ha un business potenziale di 380 milioni di euro. Da quella inchiesta ne è scaturita un’altra, che vede presi di mira gli investimenti legati all’idrogeno verde a sud, intorno al complesso portuale e industriale di Sines. Al momento la procura non ha prove dirette del coinvolgimento del primo ministro, ma il suo nome è più volte circolato in questi giorni, anche perché nei giorni scorsi la sua abitazione privata era stata perquisita e la Corte suprema ha recentemente autorizzato l’utilizzo di una delle tre intercettazioni dei colloqui tra Antonio Costa e l’ex ministro Matos Fernandes, nella quale molti dicono che sia più che probabile ci possa essere qualcosa di fortemente inopportuno.
“Essere sospettati penalmente è incompatibile con l’esercizio della carica di primo ministro”, ha dichiarato Costa davanti alle telecamere delle televisioni nazionali, dicendo di fidarsi “totalmente del sistema giudiziario” ma rimarcando la sua innocenza e aggiungendo che “se ci sono dei sospetti, le autorità giudiziarie sono libere di indagare… io non sono al di sopra della legge”.
Ora la palla è nelle mani del Presidente della Repubblica Marcelo che ha già convocato i partiti per un giro di consultazioni. In molti già chiedono le elezioni anticipate, ma in realtà il Partito Socialista nelle ultime elezioni del gennaio 2022 ha ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi. Quanto a Costa, che ha ammesso pubblicamente che “questa è una fase della mia vita che volge al termine”, vede sicuramente compromesse anche le sue note aspirazioni ad un incarico di livello Ue: proprio dopodomani a Malaga all’appuntamento dei socialisti per le europee sarebbe stata una star, essendo da tempo tra i più forti candidati alla presidenza del Consiglio europeo.
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