La tensione al confine tra Russia e Ucraina si fa sempre più alta, con gli Stati Uniti che hanno alzato il livello di guardia ai massimi. Il motivo? A Washington si pensa che l’invasione delle truppe di Putin “potrebbe avvenire in ogni momento”, al punto che la Casa Bianca ha chiesto ai cittadini americani di lasciare il Paese entro 48 ore.

A diffondere la notizia è stato Nick Schifrin, giornalista americano e corrispondente per gli affari esteri e la difesa di PBS NewsHour, che l’ha appreso da fonti interne che qualifica come tre funzionari occidentali e della difesa.

Addirittura due giornali non certo inattendibili come il tedesco Der Spiegel e l’americano Politico aveva confermato tale ipotesi indicando anche una data per l’invasione, ovvero il 16 febbraio, a Olimpiadi invernali di Pechino ancora in corso, una circostanza che tra gli analisti era stata sempre ‘smentita’. 

Quanto a Schiffrin, il giornalista di PBS aveva anche comunicato che funzionari statunitensi gli avrebbero riferito di prevedere una “orribile e sanguinosa campagna che comincerà con due giorni di bombardamenti aerei e una guerra elettronica”, alla quale sarebbe seguita poi “un’invasione” da terra con l’obiettivo di un cambio di regime a Kiev.

Una situazione parzialmente confermata dal consigliere per la sicurezza nazionale Usa Jake Sullivan in una conferenza tenuta con la stampa dopo un vertice tra il presidente Joe Biden e gli alleati, tra cui il premier italiano Mario Draghi, il britannico Johnson, il canadese Trudeau, il polacco Duda, il rumeno Iohannis, i rappresentanti della Unione Europea Von der Leyen e Michel, e il segretario della Nato Stoltenberg.

Ci sono i segni di un’escalation russa, con l’invio di nuove forze. La finestra per l’invasione è aperta in questo momento, ed esiste la chiara possibilità che avvenga prima della fine delle Olimpiadi”, ha detto alla stampa Sullivan. 

Quanto al tipo di attacco, il consigliere della Casa Bianca ha spiegato che “se l’invasione scatterà, inizierà con bombardamenti aerei e lanci di missili, che uccidono senza riguardo della nazionalità. Poi seguirà l’attacco di terra, bloccando comunicazioni e spostamenti”.

Anche per fare fronte alla situazione sempre più destabilizzata il Pentagono ha annunciato che invierà altri 3mila soldati in Polonia. Washington aveva già annunciato l’invio di 1.700 soldati in Polonia, dove sono arrivati la scorsa settimana.

Ma dal Cremlino arrivano anche segnali di irritazione per le continue accuse da parte di Washington e Londra. Secondo la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, “gli anglo-americani vogliono una guerra“. “Le dichiarazioni del consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca Jake Sullivan sono allarmistiche“, ha sottolineato invece al settimanale Newsweek l’ambasciatore russo a Washington Anatolij Antonov, spiegando che “non c’è nessuna prova che Mosca voglia attaccare durante o dopo le Olimpiadi“.

Russia che intanto ha cominciato a ridurre il suo personale diplomatico a Kiev, ha annunciato il ministero degli Esteri di Mosca Serghei Lavrov. “Temendo possibili provocazioni da parte del regime di Kiev o di paesi terzi, abbiamo deciso di ottimizzare il personale diplomatico russo presente in Ucraina“, si legge in un comunicato del Cremlino.

Il vertice a due tra Biden e Putin

È durato 62 minuti il colloquio telefonico tra Joe Biden e Vladimir Putin. Un vertice a che che Mosca aveva inizialmente suggerito per la giornata di lunedì, ma la Casa Bianca ha spinto per oggi e la Russia alla fine ha accettato.

Un vertice terminato alle 12.06, ora di Washington, e iniziato alle 11.04, fa sapere la Casa Bianca.

Secondo quanto trapelato da Washington, nel vertice Biden “è stato chiaro” con l’omologo russo e ha detto che in caso di invasione delle truppe di Putin in Ucraina gli Stati Uniti e gli alleati risponderanno in modo “deciso” e imporranno “costi severi” a Mosca. Il presidente americano ha ribadito nel corso del colloquio che l’impegno resta quello di risolvere la tensione in corso “con la diplomazia” ma che gli Stati Uniti sono “pronti ad altri scenari”.

Il Presidente Biden ha parlato con il presidente Vladimir Putin per chiarire che se la Russia invaderà l’Ucraina gli Stati Uniti e i nostri alleati imporranno rapidi e pesanti costi alla Russia. Il presidente Biden ha quindi esortato Putin nella risoluzione dell’escalation e nella diplomazia”, ha scritto su Twitter la Casa Bianca.

Da parte sua la Russia ha ‘risposto’ tramite il suo ministero degli Esteri Serghei Lavrov. L’emittente americana Cnn riferisce infatti, citando fonti del Dipartimento di Stato, che nella telefonata di oggi con il segretario di Stato Usa Antony Blinken, il ministro degli Esteri russo ha “negato che la Russia abbia intenzione di invadere l’Ucraina“.

Non si è fatto attendere anche la risposta ‘ufficiale’ di Mosca nel commentare il colloquio tra i due presidenti. Gli Stati Uniti stanno alimentando “l’isteria” sull’invasione dell’Ucraina che la Russia starebbe pianificando, e allo stesso tempo stanno continuando a inviare armi a Kiev, ha annunciato il consigliere presidenziale russo Juri Ushakov, parlando con la stampa al termine del colloquio tra Biden e Putin.

Ma allo stesso tempo Ushakov ha riferito che i due presidenti “si sono detti d’accordo nel proseguire il dialogo a tutti i livelli”.

Il colloquio Blinken-Lavrov

Prima dell’attesa telefonata tra Biden e Putin c’è stato un colloquio anche tra il segretario di stato americano Antony Blinken e il suo omologo di Mosca, il ministro degli esteri Serghei Lavrov.

Un confronto flop, dato che “Stati Uniti e e Unione Europea hanno ignorato le richieste della Russia sulla sicurezza”, ha spiegato Lavrov.

Per Lavrov le affermazioni di Washington che Mosca vuole invadere l’Ucraina sono delle “provocazioni” e un modo di fare “propaganda” anti-russa.

Blinken, prima del colloquio aveva parlato di segnali di un’escalation in Ucraina da parte di Mosca. “Continuiamo a vedere segnali molto preoccupanti di un’escalation della Russia, come l’arrivo di nuove truppe al confine con l’Ucraina“, aveva spiegato il segretario di Stato americano.

La telefonata tra Putin e Macron

Ancora molto attivo il presidente francese Emmanuel Macron, che ha avuto un colloquio telefonico con Vladimir Putin per tentare di impedire quello che appare un conflitto sempre più vicino.

Un dialogo sincero non è compatibile con una escalation“, ha detto l’inquilino dell’Eliseo al suo omologo di Mosca. Come si legge in una nota diffusa dall’Eliseo, i due presidenti hanno parlato, per un’ora e 40 minuti, di “come portare avanti quanto stabilito dagli accordi di Minsk” e hanno discusso delle “condizioni di sicurezza e di stabilità dell’Europa“. In particolare, Macron e Putin hanno deciso di “procedere con il dialogo basandosi su questi due punti“. Inoltre, continua la nota dell’Eliseo, Macron ha manifestato a Putin “le preoccupazioni dei partner europei e degli alleati“.

Dal fronte opposto la Russia ha giudicato “speculazioni provocatorie” i presunti piani di invasione dell’Ucraina diffusi dai media e dai governi occidentali. Il Cremlino ha commentato il colloquio aggiungendo che “si stanno creando le condizioni per possibili azioni aggressive delle forze di sicurezza ucraine nel Donbass“.

Le mosse di Kiev

Un ‘dibattito’ internazionale che provoca fastidio al presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che sta tentando da una parte di ottenere il sostegno occidentale e dall’altra di non arrivare allo scontro definitivo con Mosca.

Non a caso Zelensky sottolinea che gli avvertimenti degli Stati Uniti su una possibile invasione russa dell’Ucraina “causano il panico e non ci aiutano“. Panico che per il presidente ucraino “è il migliore amico” dei nemici del Paese. La verità, ha detto Zelensky dopo aver assistito a esercitazioni militari nei pressi di Kherson, nel sud dell’Ucraina, è che “abbiamo informazioni diverse” sulle minacce russe ai confini del Paese.

La posizione italiana

Quanto al nostro Paese, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha spiegato di ritenere prioritario in questa fase lasciare aperto un canale di comunicazione con Mosca, anche in caso di sanzioni gravi. 

Nella serata di venerdì Palazzo Chigi ha fatto sapere che nel corso della riunione con Biden e gli alleati della Nato “è stato condiviso lo scenario rappresentato e confermata l’esigenza di assicurare una ferma postura di deterrenza, mantenendo aperto il dialogo con Mosca, anche per dare attuazione agli accordi di Minsk”.

La fuga dal Paese

Con i venti di guerra sempre più forti, dal Paese è iniziata una vera e propria fuga. Gli Stati Uniti hanno ordinato a quasi tutti i 200 dipendenti dello staff dell’ambasciata in Ucraina di lasciare subito il Paese e  partire da domenica 13 febbraio saranno sospesi tutti i servizi consolari a Kiev. 

Ma dopo l’appello di Biden dei giorni scorsi ai propri concittadini a lasciare l’Ucraina, oggi è arrivato il turno degli altri Paesi. Il governo di Berlino ha infatti invitato i connazionali a lasciare Kiev.

Ma la Germania non è la sola. Il governo belga ha consigliato ai suoi cittadini in Ucraina di lasciare il Paese: “Se la situazione peggiora, non è possibile garantire un’evacuazione dell’Ucraina – spiega l’esecutivo in una nota – È quindi consigliabile lasciare il Paese finché è ancora possibile”. Sulla scia del Belgio anche altri Paesi come l’Olanda, il Regno Unito, Israele, Giappone, Nuova Zelanda e Corea del Sud stanno sconsigliando ai propri connazionali di restare in Ucraina.

Anche l’Italia ha seguito la scia internazionale. La Farnesina ha chiesto ai connazionali presenti in Ucraina di lasciare il Paese “temporaneamente in considerazione dell’attuale situazione, con i mezzi commerciali disponibili”. Non solo: il ministero degli Esteri ha comunicato che si procederà con il rientro del personale non essenziale dell’ambasciata italiana a Kiev.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia