Il mondo saluta il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, il successo dell’ex e neo Presidente sorprende ma non troppo, dentro e al di là di quei confini che il tycoon promette di riergere e proteggere.

Del resto per quanto avversato e demonizzato da gran parte della stampa mainstream che fino alla vigilia del voto ha sperato e spinto la sua avversaria Kamala Harris, Donald Trump non è più un outsider della politica, un’incognita con la quale doversi confrontare dal 20 gennaio del 2025, giorno in cui giurando a Capitol Hill – corsi e ricorsi storici – il 45° Presidente degli Stati Uniti, ritornerà alla Casa Bianca come 47° Presidente. Trump rientrerà nello Studio Ovale e soprattutto nella “situation room”, trovando un mondo molto più disordinato di quello che lasciò in quell’amaro, per lui, 20 gennaio del 2021. Per questo è interessante osservare le reazioni che il mondo ha riservato a Trump nel giorno del suo trionfo.

Nessuno come Trump ha incentrato la sua idea di politica estera sul concetto di rapporti bilaterali, intesi proprio come faccia a faccia tra lui e i suoi omologhi, costruendo con molti un sincero rapporto di amicizia. Su tutti Javier Milei, il Trump argentino che al grido di “Afuera” ha rivoluzionato la politica del suo paese. Milei vive nel mito di Trump, e basa molte delle sue politiche su di una stretta collaborazione con Washington, soprattutto ora che The Donald è tornato. Milei sul suo profilo Tik-Tok ha subito dichiarato: “Congratulazioni per la tua formidabile vittoria elettorale. Ora, rendi l’America di nuovo grande. Sai che puoi contare sull’Argentina per portare a termine il tuo compito”. Al di là dell’ammirazione, Milei punta molto sulla nuova amministrazione americana, non solo per avere un appoggio politico importante nel rinegoziare l’accordo con il fondo monetario internazionale, ma anche perché ora può sognare quella dollarizzazione che anticipò nella sua, di campagna elettorale.

Sempre in quelle che un tempo si definivano poeticamente le Americhe, tra i primi a congratularsi con Trump c’è stato il presidente di El Salvador, Nayb Bukele, che sul suo account X si è così espresso: “Congratulazioni al presidente eletto degli Stati Uniti d’America, Donald Trump. Che Dio ti benedica e ti guidi”. Anche con Bukele l’universo Trump ha mantenuto un contatto strettissimo, tanto che Donald Trump Jr. presenziò all’insediamento dello stesso Bukele a giugno. Anche se di segno nettamente opposto sono arrivate le congratulazioni del Presidente del Brasile Lula: – simbolo del progressismo – “la democrazia è la voce del popolo e deve essere sempre rispettata”, soggiungendo che “Il mondo ha bisogno di dialogo e di lavorare insieme per una maggiore pace, sviluppo e prosperità. Auguro al nuovo governo fortuna e successo”. Sempre dal Brasile si è fatto sentire l’ex Presidente Jair Bolsonaro, definito ai tempi della sua discesa il Trump brasiliano, che ha definito quella di The Donald “la rinascita di un vero guerriero”.

Tra gli ex e futuri colleghi di Trump, rivendicandone anche l’amicizia, si è distinto il Primo Ministro indiano Narendra Modi:Non vedo l’ora di rinnovare la nostra collaborazione per rafforzare ulteriormente il partenariato strategico globale India-Usa”. Un rapporto fondamentale in ottica anticinese e soprattutto che potrebbe permettere a Trump di osservare più da vicino le mosse dei Brics. Il Presidente Turco Recep Tayyip Erdoğan si è espresso dicendo: “Speriamo che le relazioni Turchia-Usa si rafforzino e che le crisi e le guerre regionali e globali, in particolare la questione palestinese e la guerra Russia-Ucraina, finiscano; credo che verranno fatti maggiori sforzi per un mondo più giusto”. Confermando la tendenza di chi vede in Trump l’uomo giusto per normalizzare un mundus furiosus, che Biden non ha saputo affrontare.

Tra tutti il più euforico ed epico è stato l’amico par excellence del neo eletto Presidente, il Premier israeliano Benjamin Netanyahu che ha definito quello ti Trump, “Congratulazioni per il più grande ritorno della storia!”, soggiungendo, “Il suo storico ritorno alla Casa Bianca offre un nuovo inizio per l’America e un forte impegno a favore della grande alleanza tra Israele e America. Questa è una vittoria enorme!”.

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Nato nel 1994, esattamente il 7 ottobre giorno della Battaglia di Lepanto, Calabrese. Allievo non frequentante - per ragioni anagrafiche - di Ansaldo e Longanesi, amo la politica e mi piace raccontarla. Conservatore per vocazione. Direttore di Nazione Futura dal settembre 2022. Fumatore per virtù - non per vizio - di sigari, ho solo un mito John Wayne.