Domani c'è scuola
Guardare la realtà
Da una rivoluzione all’altra, guardiamo la scuola che cambia senza parlarne solo male
Prima di una piccola pausa estiva, vorrei fare una riflessione sulle tante testimonianze raccolte da quando, grazie a Il Riformista, ho dato vita a questa rubrica. Il mio intento è quello di raccontare la scuola che cambia, le tante esperienze innovative sparse sul territorio nazionale e la voce di chi, di quella che è una rivoluzione necessaria, ha fatto la sua ragione di vita.
Quest’anno, il 2023, si celebrano i cento anni della Riforma Gentile. C’è giustamente un dibattito di esperti attorno a quello che rappresentò quella riforma del 1923, un dibattito tra detrattori ed estimatori, ma non è di questo che voglio parlare. Piuttosto tenderei a segnalare che a cento anni da quella riforma, si può oggettivamente affermare che da alcuni anni è in atto una nuova rivoluzione, quella della innovazione della didattica attraverso il digitale e della innovazione degli ambienti di apprendimento.
Si può essere o non essere d’accordo ma è un dato di realtà, basta rileggere le testimonianze dei dirigenti scolastici che ho intervistato dal 26 maggior scorso. La scuola finalmente non sarà più quella che abbiamo frequentato noi, quella dove si sono formate generazioni e generazioni in questi cento anni. La scuola dei banchi, delle aule, la scuola del sapere solo trasmissivo.
Sarà la scuola delle aule tematizzate, dove alunne e alunni si sposteranno in ambienti completamente diversi. Sarà la scuola dello sviluppo delle competenze che sta rivoluzionando la didattica. Sarà la scuola dove il digitale sarà uno nuovo strumento attraverso il quale apprendere. Perché scrivo “sarà”? Perché è un processo in atto, e non è un pranzo di gala.
Perché chi si oppone a questo processo, dentro e fuori la scuola, lo rallenta. Perché per innovare ci vuole impegno, e cambiare significa rimettersi in gioco e abbandonare vecchie certezze. Perché abbiamo a che fare con un capitale umano, le giovani generazioni, di cui avere cura, ma che nello stesso tempo abbiamo il dovere di preparare al futuro.
Un futuro completamente diverso da quello di cento anni fa. Viene spontanea una domanda a tutti noi, alla società degli adulti che va dalle Istituzioni ai singoli cittadini: quanto abbiamo a cuore il futuro, quanto siamo consapevoli che, per dirla con le parole di Alessandra Migliozzi, la scuola è il vero motore dell’innovazione del paese? Noi di Didacta Italia sicuramente, come sicuramente le tante e i tanti docenti e dirigenti scolastici che stanno innovando. Sarebbe il caso allora che cominciassero a rendersene conto anche i media, anche i tanti editorialisti e intellettuali che parlano di tutto, ma della scuola parlano solo male. Sarebbe bello che uscissero dai loro ricordi scolastici e cominciassero ad abbandonare la lavagna e il gesso per cominciare a guardare la realtà, anche per criticarla, almeno la guardassero! Buone vacanze e ci ritroviamo il primo settembre.
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