Domani c'è scuola
Papà giovane vittima: "In Germania c'è da anni, possiamo arrivarci anche noi"
Educazione stradale nelle scuole: imparare a non farsi del male e a non fare del male
La rubrica “Domani c’è scuola” di Anna Paola Concia, coordinatrice del Comitato Organizzatore di “Didacta Italia”, la Fiera della Scuola più importante del mondo che si svolge in Germania
Potenziare l’educazione stradale nelle scuole? Finalmente! È una buona notizia perché protegge bambini e giovani, perché è un primissimo strumento per salvargli la vita. Perché li educa a comportarsi nel complicato mondo delle regole stradali. Non può essere il solo, ma direi che è fondamentale. Insegnare a giovani e giovanissimi come comportarsi per strada, a piedi, in bicicletta, in motorino e in macchina non può essere appannaggio degli adulti, visto che anche loro si muovono in città.
E deve iniziare dalla scuola, dove si imparano le regole della convivenza civile. Dove si impara a non farsi del male e a non fare del male. Il 27 giugno scorso il Consiglio dei Ministri ha approvato una serie di misure che inaspriscono il codice della strada, ma nello stesso tempo potenziando e rendendo strutturale l’educazione stradale nelle scuole con una serie di progetti rivolti alle scuole superiori di secondo grado con una premialità finale: a ogni studente che li avrà frequentati verranno attribuiti due punti aggiuntivi all’atto del conseguimento della patente.
I corsi verranno tenuti da personale specializzato. Più in generale nelle scuole verranno potenziati i progetti in tutti gli ordini scolastici. Verranno realizzati laboratori di incontro e confronto tra i giovani, anche tramite social o video, e tra studenti di un ciclo superiore e di un ciclo inferiore per esperienze di peer tutoring (attività di insegnamento tra pari in cui i ragazzi forniscono aiuto e sostegno all’apprendimento di altri in modo interattivo e sistematico), nonché tra docenti del ciclo superiore e studenti del ciclo inferiore, per sperimentare attività relative alla sicurezza stradale. Penso sia la giusta strada quella di potenziare l’educazione stradale all’interno dell’educazione civica.
Il Ministro Valditara ha dichiarato che “ogni anno in Italia un grande numero di persone – molte delle quali giovanissime – perde la vita a causa degli incidenti stradali. Per contrastare questo tragico bilancio, è decisivo sensibilizzare le nostre ragazze e i nostri ragazzi sull’importanza di una guida prudente, sicura, consapevole”. Verrà, inoltre, istituito un nuovo tavolo di lavoro con la Polizia stradale, con il Dipartimento di Psicologia dell’Università la Sapienza di Roma, con l’Associazione “Lorenzo Guarnieri” e con l’Associazione “Valdiserri” per definire nuovi contenuti da introdurre nei percorsi didattici curriculari ed extracurriculari.
Ne ho parlato con Luca Valdiserri, il padre di Francesco, giovanissimo ragazzo morto tragicamente, investito da una macchina mentre camminava su un marciapiede, alla cui guida era una ragazza sotto l’effetto di alcool. Luca Valdiserri e Paola Di Caro, i genitori di Francesco, non si sono annientati davanti al dolore, ma vogliono aiutare ad invertire la rotta di queste tragedie che purtroppo sono molto frequenti.
Luca Valdiserri ha le idee chiare “va benissimo istituire nelle scuole la giornata nazionale sulla educazione stradale per sensibilizzare sul tema, ma la prospettiva che molti condividono è quella di rendere la materia curricolare. Per far questo, però, bisogna formare gli insegnati”. E mi sembra giusto. Segnalo sommessamente, infine, che in Germania, paese in cui vivo, sin dagli anni ‘70 l’educazione stradale è materia curricolare in tutti gli ordini scolastici. Vicino casa mia accanto ad un parco c’è la verkehersschule (scuola del traffico) dove i bambini delle scuole elementari, in una vera e propria pista attrezzata come se fosse la strada, imparano le regole quando si va a piedi, in bicicletta e in macchina (con delle macchinette giocattolo). Ci possiamo arrivare anche noi, la strada è tracciata.
© Riproduzione riservata