L'audizione in commissione e l'inchiesta per inquinamento delle prove
David Rossi, il giallo del suicidio e le parole discordanti dei carabinieri: “In questo caso non so”, “Si è buttato”
Ne ha visti tanti di suicidi, “quando giungi sul posto te ne rendi subito conto” ma “in questo caso non so risponderle”. Sono le parole del carabiniere Marcello Cardiello in merito alla morte di David Rossi, l’ex capo della comunicazione del Monte dei Paschi di Siena trovato senza vita il 6 marzo del 2013 dopo esser ‘volato’ dalla finestra al terzo piano di Palazzo Salimbeni.
Nel corso dell’audizione in commissione d’inchiesta parlamentare sulla morte di Rossi, presieduta da Pierantonio Zanettin, l’allora luogotenente comandante della stazione dei carabinieri di Siena Centro piazza San Francesco, che aveva incontrato Rossi nel pomeriggio della stessa giornata, ha spiegato di essersi recato prima dentro Rocca Salimbeni poi nel vicolo di Monte Pio dopo essere stato allertato dall’allora comandante provinciale dei carabinieri Pasquale Aglieco. Giunto nella sede della banca, Cardiello, insieme al carabiniere Careddu, è salito al terzo piano per recarsi nell’ufficio di Rossi: “Non è stato un sopralluogo e nemmeno un’ispezione siccome ancora non si sapeva chi procedeva tra carabinieri e polizia – ha chiarito -, siamo entrati per vedere se era stato messo a soqquadro l’ufficio, se sulla scrivania c’era qualcosa. Siamo entrati e usciti” senza aver “toccato assolutamente niente“, aggiungendo che “la finestra era aperta”.
Il tenente colonnello Giuseppe Manichino, uno dei quattro carabiniere ascoltati tra martedì e mercoledì (21-22 dicembre) dalla commissione parlamentare, ha spiegato che “per come ho visto io la scena del cadavere ero più propenso per l’ipotesi suicidaria, per come ho visto io la scena”. L’ufficiale, all’epoca comandante del nucleo investigativo dei carabinieri di Siena, ha risposto a una domanda di uno dei commissari che gli ha chiesto, rispetto “alla scena nel suo complesso”, che “idea” si fosse fatto come investigatore, come la inquadrò quella sera.
Manichini ha chiarito che quella sera era in licenza e fu informato della morte di David Rossi dal colonnello Aglieco Manichino: “Non ricordo le parole precise, dovrebbe essere che lui ha detto che Rossi si è buttato“, ha spiegato. Anche la centrale dei carabinieri, con cui poi parlò prima di arrivare a Rocca Salimbeni, parlò di suicidio, ha riferito l’ufficiale.
La Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Rossi – secondo quanto riferisce l’AdnKronos – ha poi disposto di trasmettere al Consiglio superiore della magistratura, al procuratore generale presso la Cassazione e alla procura della Repubblica presso il tribunale di Genova copia dei resoconti stenografici delle audizioni dei quattro carabinieri ascoltati. Gli altri due militari ascoltati sono Rosario Mortillaro, all’epoca in servizio al comando provinciale dei carabinieri di Siena, ascoltato a Siena, ed Edoardo Cetola, all’epoca tenente al Nucleo operativo e radiomobile di Siena.
L’indagine per inquinamento delle prove
Falso, omissione d’atti d’ufficio e favoreggiamento sono i reati che potrebbero essere ipotizzati dalla procura di Genova quando riceverà gli atti dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte del capo comunicazione Monte dei Paschi David Rossi. Otto anni dopo la morte del manager Mps la procura è pronta ad aprire la terza inchiesta per cercare di far luce su quanto successe la sera del 6 marzo 2013, quando Rossi volò giù dal terzo piano di Rocca Salimbeni, a Siena, la sede della banca più antica del mondo.
La riapertura del caso ‘grazie’ al colonnello Aglieco
Le indagini fin ora svolte avevano portato a confermare l’ipotesi del suicidio ma l’ultima testimonianza resa del colonnello Pasquale Aglieco, davanti alla commissione parlamentare istituita nel marzo scorso per far luce sulla tragedia, ha aperto scenari sorprendenti. A tal punto che i magistrati di Genova, secondo quanto filtra dai vertici della Procura, stanno per aprire un fascicolo che ipotizza i reati di favoreggiamento, omissione d’atti d’ufficio e falso.
Aglieco, ex comandante provinciale dei carabinieri di Siena, ha riferito in audizione che i pm Nastasi, Marini (entrambi all’epoca stavano indagando sul crac del Monte) e Natalini, sarebbero entrati prima della polizia scientifica nell’ufficio di Rossi e avrebbero toccato il suo pc, rovesciato il contenuto del cestino sulla scrivania, chiuso la finestra e risposto al cellulare di Rossi (secondo Aglieco lo avrebbe fatto il pm Nastasi, oggi in servizio a Firenze e co-titolare dell’indagine sulla fondazione Open che dal 2012 al 2018 finanziava parte delle attività di Matteo Renzi). Tutto senza usare i guanti e inquinando di fatto la scena di un ipotetico crimine, ben prima che arrivasse la polizia scientifica per i rilievi del caso.
Il giallo della telefonata della Santanché
Daniela Santanchè, senatrice FdI, in un intervista al Corriere aveva detto che quella sera aveva telefonato a Rossi, suo amico, e che qualcuno avesse risposto al suo cellulare, senza però interloquire. Ma, come rivelato dai tabulati e dall’esame del cellulare di Rossi depositati agli atti delle due inchieste archiviate dalla Procura di Siena, non vi sono tracce della presunta ultima telefonata ricevuta da Rossi.
“Gli telefonai e qualcuno rispose. Dopo scoprii che David era già morto”. Tuttavia aveva anche dichiarato, durante una puntata di Agorà, di non aver ricevuto risposte. Dai tabulati telefonici risulta infatti una chiamata di 38 secondi in entrata sul cellulare del capo della comunicazione del Monte. Pierantonio Zanettin (Forza Italia), presidente della commissione parlamentare, aveva annunciato l’invio degli atti alle toghe genovesi, competenti a indagare sui magistrati del distretto toscano, dopo l’audizione del colonnello Aglieco.
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