«Dopo aver ascoltato la deposizione del colonnello dell’Arma Pasquale Aglieco, spero che la ministra della Giustizia attivi quanto prima gli ispettori di via Arenula», afferma Roberto Giachetti, deputato di Italia viva. Continua, dunque, a far discutere a distanza di una settimana l’incredibile testimonianza dell’ex comandante provinciale dei carabinieri di Siena davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Davide Rossi.

Aglieco, che secondo l’ex escort Matteo Bonaccorsi, scoperto dalle trasmissione Le Iene, avrebbe anche partecipato ad alcuni festini gay insieme ai pm Aldo Natalini e Nicola Marini in una villa nei dintorni della città toscana, aveva raccontato di essere stato fra i primi ad entrare nella stanza di Rossi a Rocca Salimbeni. Il colonnello si trovava in vicolo di Monte Pio, dove venne rinvenuto cadavere l’ex responsabile della comunicazione di banca Monte Paschi, la sera del 6 marzo 2013. Aglieco aveva affermato di essere andato a comprare un pacchetto di sigarette e di aver raggiunto il posto dopo aver visto una pattuglia della polizia. Insieme a Marini, il pm quella sera di turno, prima dell’arrivo della polizia scientifica che doveva effettuare i rilievi, Aglieco era poi salito nell’ufficio di Rossi. Con loro due anche i pm Natalini e Antonino Nastasi che avevano raggiunto il posto. Nastasi, disse Aglieco, una volta entrato nella stanza si era seduto alla scrivania di Rossi ed aveva cercato di accendere il computer, manovrando il mouse con una penna.

Il pm, inoltre, aveva preso il cestino e lo aveva svuotato sulla scrivania. Dentro il cestino erano contenuti dei fazzolettini sporchi di sangue e i bigliettini con dei messaggi scritti da Rossi. Secondo Aglieco, il telefono cellulare di Rossi squillò due volte: la prima telefonata, senza risposta, era del giornalista Tommaso Strambi; la seconda, invece, della parlamentare Daniela Santanchè. A rispondere sempre il pm. «Se tali circostanze risultassero dimostrate, saremmo di fronte a una violazione delle più elementari regole e procedure ma soprattutto di una gravissima compromissione della scena del delitto e probabilmente di un irreparabile inquinamento degli elementi di prova», prosegue Giachetti che ha chiesto alla ministra della Giustizia di fare accertamenti anche sulle presenze di Natalini e Nastasi nell’ufficio di Rossi. L’unico titolato ad entrare era Marini, il pm di turno, «gli altri due non avrebbero potuto partecipare al sopralluogo prima di una formale co-assegnazione da parte del procuratore», ricorda Giachetti. Anche sulla presenza di Aglieco ci sono perplessità. Ma nel suo caso non è chiaro chi possa procedere ad otto anni di distanza. Il colonnello è stato trasferito dal Comando generale dell’Arma alla Scuola ufficiali carabinieri con un incarico non operativo.

Dell’incredibile sopralluogo, comunque, non esiste alcun verbale. Se non fosse stato per Aglieco che ha tenuto la notizia riservata per otto anni nessuno avrebbe mai saputo cosa accadde quella sera. E di ieri è la notizia che la Procura di Genova è pronta ad ipotizzare i reati di favoreggiamento, omissione d’atti d’ufficio e falso, una volta ricevuta la documentazione dall’onorevole Pierantonio Zanettin (FI), presidente della Commissione. Genova aveva già indagato sui magistrati di Siena per l’ipotesi di abuso d’uffficio. Il procedimento era finito con un nulla di fatto. Il gip ligure, comunque, aveva archiviato «a prescindere da potenziali censure disciplinari, ravvisabili ove nei fatti esposti venga rilevato un pregiudizio per il prestigio della magistratura».

Gli inquirenti liguri, dopo aver sottolineato che le indagini erano state “caratterizzate da carenze investigative”, dissero che non presentavano gli elementi costitutivi dell’ipotizzato reato di abuso d’ufficio. Ad esempio il dolo finalizzato ad ostacolare la verità per conseguire un ingiusto vantaggio. L’archiviazione era stata mandata lo scorso gennaio alla Procura generale della Cassazione per valutare le condotte disciplinari dei pm. Da allora non si hanno più notizie.