Sulle repliche del mondo alle misure di Trump si è interrogata ieri L’Ora del Riformista. Nel corso del dibattito, Dazi: risposta globale, moderato da Aldo Torchiaro, erano presenti il direttore Claudio Velardi, Paolo Kauffman, Ceo di Materika, Antonio Picasso, giornalista de Il Riformista, Giuseppe Russo, Centro Einaudi, Serena Sileoni, Human Technopole e Carlo Stagnaro, Istituto Bruno Leoni. Picasso ha aperto la discussione «Erano prevedibili i dazi, ma non lo stile che Trump avrebbe tenuto. Il discorso adesso per il nostro continente è capire se negoziare, come negoziare e da che posizione farlo».

A fornire una prima risposta ci ha pensato Stagnaro: «Bisogna reagire in due modi: una linea interna, secondo cui la regolamentazione interna dell’Ue equivale a un dazio auto-inflitto. E una linea esterna, ampliando i canali commerciali con il resto del mondo». L’intervento di Velardi ha posto nuove questioni al centro della conversazione: «Trump è un pazzo? Oppure sta parlando al suo elettorato di riferimento? Comunque vada a finire, resta il fatto che le decisioni le ha prese in pochi giorni. La risposta europea dovrebbe metterci in condizione di andare su altri mercati, ma il tempo stringe».

Secondo Kauffman, l’Europa è davanti a un punto di svolta: «Il tycoon ha rotto il patto che c’era con gli alleati storici. In questi giorni, in mezzo a tutti questi drammi, penso che si stia costruendo l’Europa. Dobbiamo mettere al centro la crescita e non distruggere quello che abbiamo».

E Beppe Russo dà la sua versione anche sull’esasperazione della contesa tariffaria tra Usa e Cina: «Quando i dazi sono l’84% da una parte e il 104% dall’altra, le navi con le merci stanno ferme. Nessuno fa attraversare il Pacifico a un cargo per poi pagare di sdoganamento il valore del cargo medesimo». La palla torna a Stagnaro, che mette d’accordo tutti: «Siamo davanti al più clamoroso esempio di danno non necessario e auto-inflitto. Se c’è un tema su cui vi è un consenso tra tutti gli economisti, sono i benefici del libero scambio».