La polemica
Delusi dal Conte 2: governi cambiano, proibizioni restano

E se in un paio di occasioni non fosse intervenuta la Corte Costituzionale la situazione sarebbe ancora peggiore. Nel 2014 infatti la Consulta ha reso inconstituzionale buona parte delle norme contenute nella legge sulle droghe del 2006, la cosiddetta legge Fini-Giovanardi, consentendo una sostanziale (anche se non formale) depenalizzazione almeno dell’uso personale sporadico; nell’ottobre scorso invece, ha chiarito che in alcuni casi l’aiuto al suicidio non dev’esser necessariamente punito, come lo era indiscriminatamente con una reclusione da cinque a 12 anni dal 1930.
Nella sua sentenza relativa al caso Cappato-DJFabo, la Consulta non ha potuto fare a meno di ribadire, e «con vigore», che «la materia formi oggetto di sollecita e compiuta disciplina da parte del legislatore». Nel settembre del 2018 la Corte aveva concesso 11 mesi al Parlamento per poter discutere e individuare una riforma in tema di fine vita nel solco dei principi costituzionali. Sebbene l’iter legislativo fosse iniziato nella primavera scorsa, la mancanza di consonanza tra il Movimento 5 Stelle e la Lega fece bloccare il tutto. Quell’inazione ha regnato e continua a regnare sovrana.
Archiviata l’anti-politica, passata di moda la rottamazione, scomparse le ideologie del secolo scorso cosa resta? Il sovranismo? Il populismo? L’europeismo? Resta sicuramente la Costituzione che prevede, tra le altre cose, che i cittadini si possano fare legislatori nell’abrogare leggi dello Stato per via referendaria oppure nel presentare alle Camere proposte di legge d’iniziativa popolare. Strade che abbiamo percorso in passato e che, ancora oggi, vedono l’Associazione Luca Coscioni, assieme ad altre associazioni, a partire da Radicali Italiani, tra i pochi soggetti organizzati che attivano quanto previsto dalla Carta. Anche in questo caso, in questa legislatura nessun gruppo politico si è adoperato per corrispondere a questa volontà popolare.
Come ci insegna la storia delle riforme strutturali nel nostro Paese, dal divorzio all’aborto passando per l’obiezione di coscienza, là dove non arriva la politica ufficiale possono – devono? – arrivare i cittadini che, disobbedendo leggi ingiuste, cercano di far scaturire modifiche nei codici per ampliare, tutelandole, le libertà che devono essere informate dal confronto e confortate da evidenze frutto della ricerca. La partecipazione diretta delle persone può fare la differenza. Questi sono i temi che affronteremo nel Consiglio generale pubblico dell’Associazione Luca Coscioni che si terrà oggi pomeriggio a Roma all’Hotel Bernini. I lavori saranno preceduti al mattino da un Seminario giuridico su “Libertà fondamentali alla fine della vita: Il caso Cappato” presso la Sala del Refettorio della Camera dei Deputati.
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