Denis Verdini è indagato dalla Procura di Perugia nell’ambito dell’indagine sulla loggia segreta Ungheria: la presunta loggia di potere che stando al racconto dell’avvocato siciliano Piero Amara riunirebbe vertici della magistratura, delle forze dell’ordine, avvocati, imprenditori e via dicendo. L’accusa contestata all’ex senatore, secondo Il Fatto Quotidiano, è di violazione della Legge Anselmi sulle associazioni segrete.

L’Ansa riporta che l’indagine sarebbe nata in seguito alle dichiarazioni di Amara e ci sarebbero anche altri iscritti nel registro degli indagati. Stretto riserbo da parte della Procura di Perugia guidata da Raffaele Cantone. Verdini sarà ascoltato nei prossimi giorni dai magistrati del capoluogo umbro. È agli arresti domiciliari per scontare la pena di sei anni e sei mesi per la bancarotta dell’ex Credito cooperativo fiorentino.

Il gup di Roma ha condannato Verdini a fine settembre a un anno di carcere per turbativa d’asta nell’ambito di uno dei filoni dell’inchiesta Consip. Assolto dall’accusa di concussione. Ancora in pieno svolgimento le indagini sulla veridicità o meno delle dichiarazioni dell’avvocato Amara. Inizialmente a Perugia le iscrizioni nel registro degli indagati erano rimaste quelle originarie fatte dai pubblici ministeri di Milano per la violazione della legge Anselmi. Successivamente i magistrati hanno compiuto diversi atti e sarebbe stato sentito nuovamente l’avvocato Amara, già in carcere per un’inchiesta dei pm di Potenza sulle Procure di Trani e Taranto in Puglia.

“Verdini mi ha presentato diverse persone che appartengono all’associazione”, avrebbe raccontato Amara alla Procura di Milano. Non è chiaro se gli ultimi sviluppi siano legati alle ulteriori indagini svolte. I primi tre indagati erano stati Amara, Giuseppe Calafiore e Alessandro Ferraro. Il Fatto Quotidiano aveva pubblicato già il mese scorso alcuni verbali e nomi di alcuni membri della presunta loggia.

L’esplosione del caso Ungheria

Amara tra il dicembre 2019 e il 2020 nell’ambito delle indagini sul cosiddetto “Falso Complotto Eni” aveva raccontato di questa Loggia ai Sostituti Procuratori di Milano Paolo Storari e Laura Pedio. Storari fu spinto da una supposta pigrizia della Procura di Milano nell’affrontare il caso a passare i verbali, in formato word, all’allora membro del Csm Piercamillo Davigo. Davigo, indagato per rivelazione del segreto d’ufficio, avrebbe quindi parlato in via informale dei verbali e del caso con il vicepresidente del Consiglio Superiore della magistratura David Ermini, altri cinque membri del Csm, con il procuratore generale Giovanni Salvi, il presidente della Cassazione Pietro Curzio e con il senatore Nicola Morra.

Il caso è esploso quando quei verbali furono inviati a due giornali (La Repubblica e Il Fatto Quotidiano) e dopo la denuncia in consiglio del membro del Csm Nino Di Matteo. Indagata per calunnia la segretaria di Davigo al Csm Marcella Contrafatto. La Procura di Brescia ha da poco chiuso le indagini: chiesta l’archiviazione per il Procuratore Capo di Milano Francesco Greco, indagato per omissioni di atti d’ufficio. Ieri Il Corriere della Sera ha pubblicato le testimonianze botta e risposta tra Greco e Salvi: sempre divergenti su tempi e contenuti delle loro conversazioni sul caso della loggia Ungheria. Un’altra mina dopo l’uragano del Palamaragate sulla magistratura.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.