“Dall’età di sei/sette anni mi sono sempre sentito un bambino”, aveva spiegato ai giudici, dicendosi “convintissimo della scelta di cambiare sesso perché mi sento uomo e lo voglio essere a tutti gli effetti”. È questo il più grande desiderio di una detenuta nel carcere di Fuorni, Salerno che ha portato avanti con fermezza la sua richiesta sin da quando era a Pozzuoli. Ascoltate le sue ragioni, la prima sezione civile del Tribunale di Napoli Nord ha accolto la sua domanda di autorizzazione alla rettifica di nome e di sesso. Dopo la sentenza sarà Angelo a tutti gli effetti.

A raccontare la storia di Angelo è il Mattino. Oltre al cambio di sesso e nome, i giudici hanno anche autorizzato Angelo a sottoporsi ai trattamenti medico-chirurgici di conversione per l’adeguamento dei caratteri sessuali da femminili a maschili e, in particolare, all’asportazione del seno. I giudici napoletani, inoltre, con la sentenza emessa lo scorso gennaio, hanno annullato l’unione civile che era stata costituita nel 2018 nella casa circondariale di Pozzuoli dove la donna si era unita civilmente ad un’altra detenuta.

A spiegare la particolarità della sentenza è l’Ansa: si tratta di una delle prime donne detenute in carcere che ha avuto l’autorizzazione al cambio di sesso e a diventare uomo. Il giudice, tra l’altro, ha autorizzato il cambio di sesso anche se alla base non c’è ancora un intervento chirurgico per l’adeguamento dei caratteri sessuali. Angelo ha raccontato ai giudici di aver già fatto il percorso psicologico per cambiare sesso e per assumere la nuova identità sessuale. Un percorso che aveva potuto svolgere già mentre era detenuta nel carcere femminile di Pozzuoli, assumendo testosterone una volta al mese come prescritto dal medico endocrinologo del Policlinico Federico II.

Per gli stessi giudici, come riportato dal Mattino, la documentazione sanitaria prodotta è “ampiamente esaustiva: le circostanze esposte, corredate da adeguata documentazione, e la relazione psicologica prodotta attestano che la ricorrente ha seguito e sta seguendo un percorso di transizione con terapia ormonale ed è affetto da una disforia di identità di genere che può essere superata solo con la transizione sessuale e visto il tempo intercorso durante il quale la ricorrente si è sottoposta ai piani terapeutici e la stabilità con cui si sottopone stabilmente al trattamento ormonale sostitutivo, emerge una ferma volontà di arrivare alla rettifica dei propri dati personali. E secondo quanto confermato dalla stessa il trattamento ormonale ha conferito una maggiore benessere psicofisico, consolidando la percezione di sè maschile, considerata stabile, integrata ed irreversibile”. I giudici, nella medesima sentenza, hanno anche dichiarato lo scioglimento dell’unione civile risalente al 2018 (richiesta dalla ricorrente e accettata anche dalla controporte) “essendo venuta meno ogni comunione materiale e spirituale”.

Quando la sentenza diventerà definitiva, inoltre, dovrà essere affrontata la questione legata alla collocazione carceraria del detenuto. “Mi ritengo soddisfatta dall’esito del procedimento che ha riconosciuto a pieno i diritti della mia assistita, accogliendo tutte le richieste che aveva avanzato”, ha detto all’Ansa l’avvocato Mariagrazia Rosamilia. “Dalla legge Cirinnà, che ha istituito le unioni civili, sono stati fatti degli enormi passi avanti anche per il riconoscimento dei singoli individui. Grazie a questa sentenza, tra l’altro, la mia assistita potrà anche contrarre matrimonio, in quanto non sarà più unita ad una persona dello stesso sesso”.Una storia che racconta come si possano superare le barriere e riuscire ad andare incontro alle esigenze dei detenuti anche mentre stanno scontando la pena in carcere, senza che questa diventi solo una punizione. Il rispetto dei diritti e delle persone è fondamentale affinchè il carcere sia davvero rieducativo e riabilitativo.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.