Alla Procura di Santa Maria Capua Vetere è arrivata ben più di una segnalazione. Non ci sono soltanto quelle dei familiari di alcuni detenuti del carcere casertano. Sulla scrivania del procuratore Maria Antonietta Troncone c’è anche la relazione del garante regionale per i detenuti Samuele Ciambriello, che chiede verifiche sui racconti dei pestaggi testimoniati da alcuni familiari dei reclusi e da qualche detenuto uscito proprio in questi giorni dall’istituto di pena finito nell’occhio del ciclone. E c’è la segnalazione di Antigone, l’associazione impegnata per i diritti e le garanzie nel sistema penale.

Cosa è accaduto nelle celle della sezione tre dopo le rivolte di domenica e lunedì scorsi quando nel carcere di Santa Maria Capua Vetere alcuni detenuti cominciarono a protestare temendo per la loro salute dopo la notizia dei primi contagi all’interno della struttura carceraria? Davvero ci sono state squadre di agenti della penitenziaria che hanno fatto irruzione nelle celle e con il pretesto di controlli e perquisizioni hanno preso a pugni, calci e manganellate alcuni detenuti? Sarà la Procura a dover dare risposta alle domande che gettano un velo nero sulla vita in quel carcere negli ultimi giorni. Le denunce di percosse e violenze, definite “inaudite”, corrono anche sui social, con tanto di foto della schiena di una delle presunte vittime con i segni evidenti dei pestaggi. La dinamica delle violenze l’ha confermata al garante anche un detenuto che da pochi giorni è uscito dal carcere ed è ai arresti domiciliari. Il suo racconto è la sequenza di un incubo. E ora c’è bisogno che la Procura si attivi per fare luce.

Il carcere di Santa Maria Capua Vetere era finito sotto i riflettori una settimana fa dopo la notizia dei primi contagi. Attualmente si contano 4 detenuti positivi al Coronavirus, due dei quali sono in isolamento e due (è di ieri la notizia del secondo trasferito in ospedale) ricoverati al Cotugno in condizioni che al momento non risultano gravi. La tensione tuttavia è alta quanto la preoccupazione che le carceri possano diventare focolaio di nuovi contagi. E ad appesantire la situazione si aggiungono le centinaia di scarcerazioni che il decreto firmato dal Governo ha autorizzato, ma solo sulla carta.”Dalla farsa si è passati alla tragedia” ha commentato il garante Samuele Ciambriello. Farsa e tragedia per quei detenuti – e sono centinaia – che, avendo un residuo di diciotto mesi da scontare, potrebbero essere già ai domiciliari e invece si ritrovano ancora in cella, in carcere. E tutto questo perché? Perché non ci sono braccialetti elettronici a sufficienza. Possibile? Si chiedono tutti quelli che credono ancora nei diritti.

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).