Nelle carceri di Napoli e dintorni c’è una “grave condizione di sovraffollamento” che genera “allarme sociale per le relative condizioni di vita”. È quanto si legge nella circolare con cui il procuratore partenopeo Giovanni Melillo apre a un “differimento dell’esecuzione” della pena che molti soggetti dovrebbero scontare all’interno del carcere.
Nel documento il magistrato prende in esame il caso dei condannati liberi o dei soggetti agli arresti domiciliari destinati a finire in cella. In queste circostanze, come si legge nel testo firmato da Melillo, il provvedimento che dispone la traduzione in carcere è sottoposto al visto del procuratore aggiunto che coordina la sezione Esecuzione penale.

Il motivo? “Appare necessario – è scritto nella circolare – assicurare l’uniformità delle valutazioni concernenti l’opportunità di un differimento dell’esecuzione, stante l’attuale emergenza epidemiologica”. In altri termini: le carceri scoppiano, il rischio che si trasformino in focolai di Coronavirus è dietro l’angolo, perciò i magistrati devono valutare attentamente la possibilità di evitare che altre persone finiscano dietro le sbarre, almeno per il momento, e che la “bomba epidemiologica” denunciata dall’associazione Antigone scoppi. La circolare del procuratore è arrivata nello stesso giorno in cui un gruppo di familiari di detenuti ha protestato all’esterno dell’istituto penitenziario di Santa Maria Capua Vetere. Nella struttura in provincia di Caserta, infatti, l’allarme sanitario resta alto: sono quattro i detenuti positivi al Covid-19, tre dei quali in isolamento in spazi ad hoc del reparto di alta sicurezza Tamigi e uno ricoverato al Cotugno.

I parenti dei detenuti hanno ricevuto rassicurazioni dai vertici del carcere: i test sierologici ai quali è stata finora sottoposta la popolazione carceraria sammaritana non hanno rivelato altri casi di contagio. Ieri, inoltre, sono stati sottoposti ai test i detenuti che, nelle scorse settimane, sono usciti dall’istituto penitenziario per visite esterne o controlli medici. Nonostante l’impegno dei vertici del carcere e di Antonio Fullone, provveditore dell’amministrazione penitenziaria della Campania, la tensione resta palpabile. Già nello scorso fine settimana, d’altra parte, un gruppo di detenuti si è barricato in un’ala dell’istituto e ha minacciato gli agenti della polizia penitenziaria con l’olio bollente. Questo episodio è ora al vaglio della Procura di Santa Maria Capua Vetere alla quale il garante regionale dei detenuti Samuele Ciambriello si è rivolto per denunciare presunti maltrattamenti ai danni dei manifestanti: possibili sviluppi già nelle prossime ore. Agitazione anche a Poggioreale, dove molte persone temono per le condizioni di salute dei loro familiari detenuti.

 

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Classe 1987, giornalista professionista, ha cominciato a collaborare con diverse testate giornalistiche quando ancora era iscritto alla facoltà di Giurisprudenza dell'università Federico II di Napoli dove si è successivamente laureato. Per undici anni corrispondente del Mattino dalla penisola sorrentina, ha lavorato anche come addetto stampa e social media manager prima di cominciare, nel 2019, la sua esperienza al Riformista.