Il 22 febbraio il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria emanava la prima circolare contenente “Raccomandazioni organizzative per la prevenzione del contagio del coronavirus”. Da allora si sono succeduti molti provvedimenti sempre più allarmati ed incisivi, per fare fronte ad un’emergenza che si faceva sempre più pressante, fino al primo decreto del Governo in materia, che l’8 marzo dettava “misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19”, da un canto limitando, salvo casi eccezionali, colloqui con i familiari e permessi dei detenuti, dall’altro “raccomandando di valutare la possibilità di misure alternative”.

Nulla di vincolante dunque, soprattutto in chiave deflattiva, nonostante anche l’Organizzazione mondiale della sanità raccomandi di “prendere maggiormente in considerazione il ricorso a misure non detentive”. In questa direzione finalmente il 17 marzo il Governo introduce la prima misura deflattiva, una nuova forma di detenzione domiciliare, più spedita nelle procedure delle altre fino a quel momento in vigore, a cui dovrebbero poter accedere i detenuti che devono scontare meno di 18 mesi di pena. La norma prevede varie preclusioni, ad esempio per chi ha commesso reati particolarmente gravi o infrazioni disciplinari, ma soprattutto prevede che a questa misura si debba accompagnare l’uso del braccialetto elettronico, fatta eccezione per coloro che devono ancora scontare meno di 6 mesi. La domanda è scontata: ma questi braccialetti ci sono o no?

Molti ne dubitavano ma abbiamo finalmente appreso, dal decreto attuativo delle norme introdotte il 17 marzo, che i braccialetti elettronici messi a disposizione saranno 5.000, di cui 920 già disponibili. Il provvedimento prevede l’installazione di un massimo di 300 apparecchi a settimana, dunque prima che siano tutti in funzione ci vorranno più di 4 mesi, decisamente troppi per un’intervento che deve rispondere ad una emergenza attuale e ad un disastro incombente quale sarebbe quello del contagio di massa di detenuti e personale in carcere. Questo probabilmente spiega il misero bilancio fatto dal ministro Bonafede in Parlamento il 25 marzo. Ad una settimana circa dell’entrata in vigore del decreto le persone uscite grazie a questo erano in tutto circa 200. È evidente che il ricorso obbligatorio a braccialetti che scarseggiano non ha aiutato.

E poi c’è da chiedersi, c’era davvero bisogno dei braccialetti elettronici? Da anni l’italia ha un sistema di misure alternative efficiente e rodato. Al 15 febbraio le persone in misura alternativa erano ben 61.177, e praticamente nessuno di costoro indossava un braccialetto elettronico, riservati fino ad oggi alle persone in misura cautelare. Eppure le misure alternative funzionano e ne viene revocata ogni anno, per la commissione di nuovi reati, una percentuale inferiore allo 0,5%.

Dei braccialetti si sarebbe potuto dunque fare decisamente a meno facilitando invece l’uscita, anche a tempo, di più persone dal carcere. Il numero dei detenuti è attualmente in calo, grazie soprattutto agli sforzi della magistratura e delle direzioni degli istituti, i presenti sono ad oggi 57.405 a fronte di una capienza regolamentare di meno di 48.000 posti. Ma come è chiaro a tutti, non siamo più in una situazione regolamentare. Per gli isolamenti sanitari e le quarantene, ma anche per consentire una “distanza” adeguata tra i detenuti, è necessario scendere ben al disotto delle 48.000 presenze.

In tutto questo ci ha scritto ieri un medico da un carcere del centro italia: «nell’istituto dove lavoro continuano ad arrivare una media di 2 detenuti al giorno. Gli spazi sono già praticamente finiti per un flusso continuo e inarrestabile di nuovi giunti, spesso trasferiti da altri istituti». Ad oggi dunque non sono state prese misure ad hoc per i detenuti più anziani o in condizioni di salute più precarie, le misure deflattive di carattere generale sono limitate e condizionate alla disponibilità di dispositivi che scarseggiano e mancano infine anche alcune banali misure di sicurezza. Ed intanto il tempo stringe ed i contagi aumentano.

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