Una riunione in collegamento telefonico con i soggetti coinvolti, magistrati, cancellieri e i responsabili dell’Amministrazione Penitenziaria, compresi gli educatori e i rappresentanti sindacali, e la decisione è presa: 5.000 detenuti usciranno dal carcere e andranno agli arresti domiciliari, senza braccialetto elettronico. Il ministro Guardasigilli che ha assunto l’iniziativa non si chiama Bonafede ma Nicole Belloubet, e i carcerati che andranno a casa non sono italiani ma francesi.

Anche oltralpe gli istituti penitenziari sono sovraffollati, 70.000 persone occupano il posto di 61.000, e la consapevolezza, con grave ritardo, anche da parte del governo Macron, del pericolo di contagio dell’epidemia da coronavirus, ha costretto all’allarme sui luoghi di reclusione. Immediatamente gli organismi di difesa dei diritti dei detenuti, ma anche molti magistrati e avvocati hanno richiesto il “massiccio” svuotamento delle carceri, giustificato con la situazione emergenziale. E già da venerdi scorso il ministro Belloubet aveva dichiarato che avrebbe preso provvedimenti nei confronti di eventuali detenuti malati o che stessero scontando un periodo di fine pena.

Ma il primo concreto provvedimento del Guardasigilli è stata l’immediata disposizione agli uffici giudiziari di non eseguire le pene detentive “brevi” per non sovraccaricare le carceri, oltre a tutto con ingressi di persone che potrebbero essere inconsapevoli portatori del virus. Anche perché, proprio come in Italia, cinque detenuti sono già risultati positivi al Covid-19. Infine, nella giornata di lunedi, la riunione ad alto livello con tutti i soggetti dell’amministrazione della giustizia, comprese le organizzazioni sindacali, molto disponibili ad alleggerire un sovraffollamento che pesa anche sui loro iscritti che lavorano all’interno degli istituti di detenzione.

Il provvedimento è inserito in una recente legge sull’emergenza sanitaria e prevede innanzi tutto la semplificazione delle procedure per alleggerire il sovraffollamento, con la scarcerazione immediata di tutti i condannati con un residuo pena di due mesi. Sono esclusi solo i condannati per reati di terrorismo o di violenza all’interno della famiglia. Una piccola cosa, ma qualcosa di immediato, anche se non si allarga ai detenuti in attesa di giudizio, che comunque in Francia sono in numero molto inferiore rispetto all’Italia. C’è anche un intervento di semplificazione sulla liberazione anticipata, che consente ai detenuti che abbiano scontato due terzi di una condanna complessiva a cinque anni, di trascorrere l’ultimo terzo della pena ai domiciliari.

Non è previsto per nessun carcerato l’impiego del braccialetto elettronico, proprio per l’urgenza di applicare in tempi rapidi il provvedimento ministeriale e per la velocità con cui nel frattempo cammina il virus. Il riferimento al meccanismo ci ricorda non solo il provvedimento fantasma del nostro ministro Bonafede che, evocando l’uso di qualcosa che non esiste, ha di fatto vanificato quel che aveva scritto sulla carta, ma anche la storia scandalosa di un vero imbroglio politico. E’ lungo l’elenco dei ministri degli interni che, a partire dalla prima sperimentazione di Bianco nel 2001, investirono energie e denaro pubblico per uno strumento forse un po’ lesivo dei diritti individuali, ma utilissimo per il singolo detenuto e per sfollare un po’ l’asfissia delle nostre carceri.

Dopo i primi duecento milioni investiti dal ministro Bianco, ne arrivano altri cento da parte del successore Pisanu, e poi 63 da Annamaria Cancellieri e infine ancora 45 per un bando da 12.000 braccialetti promosso dal ministro Minniti nel 2017. Ma ci sono questi braccialetti? Non più di duemila, pare, e non si hanno più notizie di quell’ultimo inutile bando. Sarebbe bene che qualcuno dicesse la verità, magari il ministro dell’interno attuale, su quell’imbroglio politico.

A meno che la verità vera non sia sempre la solita: qualunque procedura che sa troppo di processo accusatorio, di prova formata in dibattimento, di carcere come ultima ratio, non è accettata dalla corporazione dei magistrati, quindi nei fatti viene boicottata. Si tolga quindi immediatamente dal decreto Bonafede il riferimento al fantasma-imbroglio del braccialetto, si raccolgano le parole sagge del Presidente Mattarella e di papa Francesco, che hanno mostrato sensibilità nei confronti di chi, essendo rinchiuso, ha diritto di avere più paura di noi tutti rispetto al contagio. E si aprano le porte delle carceri almeno a qualche migliaia di prigionieri, come stanno facendo in Francia e in altri Paesi del mondo.

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Politica e giornalista italiana è stata deputato della Repubblica Italiana nella XI, XII e XIII legislatura.