Abbiamo preparato assieme alle Camere Penali un appello, che pubblichiamo qui sotto, rivolto al governo. Avanziamo una proposta semplice: quella di varare un decreto, che può essere approvato nel giro di poche ore, firmato dal presidente della Repubblica e può diventare quindi subito operativo: questo decreto permette nel giro di poche ore l’uscita dal carcere di diverse migliaia di detenuti. Almeno 20mila ma forse di più. Senza nessun rischio per l’ordine pubblico, perché i detenuti che potrebbero ottenere la liberazione in questo modo sono tutti detenuti che appartengono ai “piani bassi” dell’illegalità. Tutte persone condannate a pene molto piccole, inferiori ai due anni, oppure anche a pene superiori ma che ormai hanno scontato quasi interamente. Il timore che le città si popolino di malavitosi non esiste. Tutti gli studi, oltretutto, dimostrano che quando viene varato un indulto l’indice di recidività di chi esce dal carcere non solo non si alza, ma viene clamorosamente abbattuto. Così è stato anche l’ultima volta che il Parlamento ha varato un provvedimento di clemenza, 14 anni fa.

Il Riformista non chiede nessun contributo economico per questa campagna

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Dopodiché è giusto che le forze politiche si confrontino con il tema generale dell’amnistia e dell’indulto. Perché amnistia e indulto non sono solo dei provvedimenti legislativi ma rappresentano una idea di Giustizia molto molto lontana dall’idea che la Giustizia sia un sistema che permette di scaricare le proprie rabbie e realizzare la vendetta.

L’amnistia e l’indulto però sono provvedimenti complessi. Non solo richiedono un lungo passaggio in Parlamento, ma dal 1993 hanno bisogno di una maggioranza bulgara per essere approvati, e cioè servono i voti dei due terzi del Parlamento. È stata una modifica alla Costituzione introdotta nel 1992, quando in Italia impazzava lo spirito giustizialista più estremo e giacobino (sì: più di oggi, addirittura più di oggi) e furono pochissimi i parlamentari che trovarono il coraggio per opporsi a questa misura sbirresca. Sull’onda della religione Mani pulite, guidata dai magistrati milanesi, quasi tutti i partiti si allinearono, dissero signorsì e fecero sbattere i tacchi, come si usa nelle caserme.

Ora è una impresa quasi impossibile modificare quelle regole. Il tema dell’amnistia resta, oltretutto più volte è stato posto all’ordine del giorno addirittura dai Papi (sia da Wojtyla che Bergoglio). Però ora il problema urgentissimo è quello di spegnere subito l’incendio.

Per questo la proposta del decreto è la più sensata. Qui sotto pubblichiamo il documento firmato dalle Camere Penali e dal nostro giornale.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.