L'intervista
Antonio Fullone: “Per contrastare Covid in cella servono reparti di emergenza”

“Non possiamo prevedere la portata di un’eventuale emergenza sanitaria nelle carceri campane, ma siamo pronti ad affrontarla isolando i detenuti che dovessero risultare positivi al Coronavirus negli spazi attualmente vuoti”: ad annunciarlo è Antonio Fullone, provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria. In Campania e nel resto d’Italia si attende il picco della pandemia che ha già fatto migliaia di vittime. E, in questo contesto, gli istituti penitenziari rischiano di trasformarsi in pericolosi focolai, anche alla luce del sovraffollamento che li affligge.
Qual è la situazione nelle carceri campane?
“Al momento nessun detenuto ha contratto il Covid-19 né presenta i sintomi della malattia. Dal 16 al 23 marzo soltanto 39 persone sono entrate negli istituti di pena della Campania, il che ci ha consentito di implementare i controlli”.
Eppure si parla di due infermieri positivi al Coronavirus nel carcere di Santa Maria Capua Vetere… “Notizia falsa. Hanno contratto il Covid-19 solo due membri del personale sanitario che, a ogni modo, svolgono compiti amministrativi e non hanno avuto contatti con i detenuti. Abbiamo provveduto a sanificare i locali, a tracciare i contatti tra i malati e le altre persone, a effettuare tamponi per verificare la presenza di altri malati. Nessun caso sintomatico è stato rilevato, la situazione è sotto controllo”.
Il carcere di Poggioreale è stato dotato di termoscanner per misurare la temperatura corporea di chi vi entra, vi lavora o vi è già ospitato. Come ci si sta muovendo per le altre strutture?
“Quasi tutte le strutture sono dotate di sistemi di rilevamento della temperatura corporea e ovunque sono stati rafforzati i controlli medici su detenuti e personale. Sono state allestite tende dove si controllano le condizioni di salute di chi viene dall’esterno. E, soprattutto, stiamo predisponendo gli spazi dove isolare gli eventuali malati, coloro i quali dovessero presentare i sintomi del Coronavirus o essere entrati in contatto con soggetti positivi”.
Difficile trovare questi spazi in strutture perennemente sovraffollate, non trova?
“Stiamo destinando a quello scopo le sezioni di semilibertà, attualmente semivuote, e gli spazi solitamente destinati alle attività rieducative da svolgere in comune, oggi ridotte per evitare assembramenti”.
Resta il problema del sovraffollamento, rispetto al quale il governo ha fatto ben poco.
“Attualmente, nelle carceri campane, abbiamo 7.116 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 6.176. Fino a qualche settimana fa contavamo circa 7.500 detenuti, cifra nella quale erano compresi anche i semiliberi. I provvedimenti adottati dal governo dovrebbero consentire a 500 persone di uscire dal carcere”.
Poche, non le sembra?
“Questo lo dice lei. La scarcerazione di 500 persone resta un segnale positivo, anche se si considerano i requisiti previsti per beneficiarne: bisogna che resti da scontare un periodo non superiore a 18 mesi di reclusione, che il detenuto abbia un domicilio, che non abbia riportato gravi sanzioni disciplinari e che non abbia preso parte ai disordini del 7 e 8 marzo scorsi. I candidati alla scarcerazione sarebbero un migliaio, ma i requisiti restringono la platea”.
La Procura di Napoli ha presentato reclamo contro la detenzione domiciliare concessa a detenuta nel carcere di Pozzuoli, madre di due figli emofiliaci e bisognosi di assistenza. Che cosa ne pensa?
“Non entro nel merito di decisioni che competono alla magistratura. Riconosco, però, l’utilità della detenzione domiciliare e non posso non notare come sempre più magistrati tendano ad accordarla”.
In sei istituti penitenziari campani si stanno producendo mascherine protettive: quando arriverà l’ok per la loro commercializzazione?
“Abbiamo inviato la documentazione con la quale autocertifichiamo che le mascherine prodotte da circa 40 detenuti tra Secondigliano, Santa Maria Capua Vetere, Pozzuoli, Salerno, Benevento e Sant’Angelo dei Lombardi rispettano determinati standard. Ora attendiamo l’autorizzazione da parte dell’Istituto superiore di sanità. Prevediamo che, a regime, nelle carceri campane potranno essere prodotte 12mila mascherine chirurgiche a settimana, utili anche per il personale degli ospedali: un segnale importante”.
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