Sullo scandalo delle carceri il Quirinale non sta a guardare. Il presidente Mattarella ha voluto rispondere agli sos dei carcerati e le sue parole colpiscono al cuore: le carceri italiane sono «sovraffollate e non sempre adeguate a garantire appieno i livelli di dignità umana» ha replicato il capo dello Stato alla missiva che un gruppo di detenuti veneti avevano inviato a tutte le massime cariche dello Stato nei giorni scorsi. Dai centri di detenzione di Venezia, Padova e Vicenza si era levato un grido disperato: «Ci meritiamo una pena, ma non la tortura», menzionando le limitazioni della propria libertà personale imposte dalla pandemia di Covid-19.

Il capo dello Stato puntualizza la grave situazione delle carceri italiane, fissando in quei due termini: sovraffollate e non dignitose, due capi d’accusa precisi sui quali la responsabilità di chi dirige il sistema-giustizia sarebbe chiamata a rispondere. Mattarella si è detto colpito dalla missiva dei detenuti, «perché è il segno di una sincera preoccupazione per la gravissima epidemia che sta interessando il nostro Paese», aggiungendo che la partecipazione dei detenuti a quest’emergenza, pur nelle condizioni di limitazione della loro libertà, è segno di una totale appartenenza alla collettività «di cui voi tutti siete parte».

Il presidente della Repubblica ha, inoltre, fatto un plauso all’iniziativa promossa dai detenuti veneti di una colletta a favore degli ospedali: «Il vostro gesto di grande generosità dimostra che, pur nella vostra condizione di privazione della libertà, avete trovato la sensibilità e la forza per aiutare chi soffre e chi si prodiga generosamente per la loro guarigione» ha scritto il capo dello Stato. Un monito che secondo il Pd e Italia Viva va seguito certamente adottando, in occasione della conversione in legge del decreto Cura Italia, provvedimenti che consentano di ridurre il sovraffollamento che rischia di trasformare i penitenziari in focolai di contagio.

Il Pd fa appello all’opposizione a collaborare. Renzi lancia una newsletter al fiele: «Perché il Dap ha sottovalutato l’emergenza carceri? Che aspetta il direttore Francesco Basentini a dimettersi dopo che ci sono stati tredici morti?», affonda. Ma la Lega chiude subito la porta a ogni ipotesi di “scarcerazioni legalizzate”. Mentre i Radicali chiedono a Mattarella di intervenire in prima persona, con un “massiccio esercizio” del suo potere di grazia. L’associazione Nessun Tocchi Caino – Spes contra spem ringrazia, con Zamparutti, D’Elia e Bernardini il capo dello Stato, esortandolo a compiere il decisivo passo in più dell’indizione dell’Amnistia. E anche gli addetti ai lavori premono sul governo perché agisca subito.

Sono «necessarie ulteriori iniziative legislative volte sia a contrastare sul piano strutturale il sovraffollamento, sia a fronteggiare i gravissimi rischi legati al contagio da coronavirus nelle Carceri», scrive il consiglio direttivo dell’Associazione nazionale italiana dei professori di diritto penale, che avanzano alcune proposte. La prima riguarda il differimento, fino al 30 giugno prossimo, «dell’emissione dell’ordine di esecuzione delle condanne fino a 4 anni, rispetto alle quali di norma – osserva l’associazione – già ora i condannati hanno diritto di attendere in libertà l’esito della richiesta di fruire di una misura alternativa alla pena detentiva: in tal modo si limiterebbero nell’attuale fase di emergenza i nuovi ingressi in carcere e si alleggerirebbe subito il carico di lavoro della magistratura di sorveglianza». Inoltre, i professori di diritto penale parlano della possibilità di «innalzamento a due anni del limite di pena detentiva, anche residua, eseguibile presso il domicilio» e di «rendere facoltativo il controllo mediante dispositivi elettronici».

Anche il Garante nazionale delle persone private della libertà apprezza l’intervento del Colle: «Le sue parole sono la conferma della forte e costante attenzione del Capo dello Stato verso la situazione delle carceri». Alla più grave crisi carceraria della storia repubblicana, con il più alto numero di vittime tra i detenuti e le rinnovate attenzioni dell’Europa, che ci ha già sanzionato per mancato rispetto dei diritti umani, deve arrivare ora una risposta di pari grado.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.