La prima volta che ho partecipato ad una manifestazione politica, da liceale, era una manifestazione antifascista. Parlo della fine degli anni Sessanta. Gridavamo slogan contro Almirante e il Msi. L’Msi era un partito di estrema destra che non era mai stato al governo. La seconda volta invece era una manifestazione studentesca molto agguerrita, mi ricordo che sfilammo in via Cavour, a Roma, e gridavamo: “Siamo sempre più incazzati con governo e sindacati”. I sindacati non sostenevano il governo, anzi, erano filo-Pci, in gran parte, e stavamo vivendo un periodo di fortissimo conflitto sociale. Più tardi, da giornalista – faccio un salto negli anni 90 e Duemila – ho seguito diverse manifestazioni contro Berlusconi, anche quando Berlusconi non era al governo. Negli anni 70 invece avevo seguito le manifestazioni contro il Pci, che era il partito cardine dell’opposizione.

Mi stupisce che un sociologo e politologo colto e serio come il professor Luca Ricolfi (ma non solo lui: tanti altri commentatori colti e seri) consideri un paradosso e una insensatezza e un fenomeno senza precedenti, il fatto che le Sardine sfilino contro un partito di opposizione, e cioè la Lega di Salvini, invece che contro il governo.  La mia, intendiamoci, non è una obiezione filo-sardine. In questo momento non entro nella discussione sulla loro natura e sugli effetti positivi o negativi che potranno avere sulla società e sulla politica italiana. Mi interessa semplicemente osservare come forse talvolta un pregiudizio politico possa far male non tanto alla politica, quanto alla politologia. Salvini in questo momento è quasi l’unico leader politico sulla scena. Comunque è il leader di una forza politica maggioritaria, nei sondaggi sicuramente, e ragionevolmente anche nell’opinione pubblica. Salvini ha dato al suo partito una impronta ideologica e una identità molto nette e in contrasto apertissimo con il cattolicesimo bergogliano e con il pensiero liberale, socialdemocratico, laico e progressista. Cosa c’è di strano, o addirittura di scorretto, se compare una piazza che è contro di lui e che contesta le sue idee e il suo slang?

P.S. Il giovane leader delle Sardine, Mattia Santori, ha chiesto ai leader politici “di usare un linguaggio più complesso”. Dio lo benedica! Erano anni che sentivo solo inviti a parlare più semplice. Tanto che alla fine la parola più usata nel dialogo politico era diventata vaffanculo. Viva la complessità. Almeno su questo: grazie Santori.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.