Doina Matei è nullatenente e senza fissa dimora. Per questo sarà lo Stato italiano a risarcire la famiglia di Vanessa Russo, da lei uccisa nel 2007 dopo una banale lite.

La donna, condannata a 16 anni di carcere per quel delitto, oggi è tornata libera. Ma date le sue precarie condizioni economiche, non verserà un euro.

Il risarcimento

La Corte d’Appello di Roma, dopo aver accolto il verdetto della Corte di Giustizia Europea e bocciato il ricorso della presidenza del Consiglio dei ministri, ha deciso che ai familiari di Vanessa Russo spettano 760mila euro, riporta Il Corriere della Sera.

Ma Doina Matei- uscita dal carcere nel 2019 con 4 anni d’anticipo per buona condotta- ha anche due figli a carico e non può assolvere al pagamento. A farlo sarà quindi lo Stato italiano, come stabilito dal tribunale.

Il delitto

L’assassinio della 23enne Vanessa Russo avvenne nella stazione della metropolitana di Termini, a Roma: era il 26 aprile del 2007. A immortalare il delitto le telecamere di videosorveglianza: le immagini mostrarono Doina Matei, all’epoca 21enne, colpire Vanessa Russo con la punta di un ombrello a un occhio.

Un colpo violento, tanto da sfondarle la scatola cranica e ucciderla. La donna, di origini rumene, venne condannata per omicidio preterintenzionale aggravato. All’origine dell’aggressione una discussione con Vanessa iniziata all’interno di un vagone della metro, a causa di uno spintone dato casualmente, poi proseguita sulla banchina.

Doina cercò di fuggire insieme alla sua complice minorenne, presente in quel momento, ma venne appunto rintracciata grazie alle telecamere. Una vicenda che scosse l’intera città, ma che continuò a suscitare clamore anche alcuni anni dopo, nel 2016. Quando la donna, in regime di semilibertà a Venezia, appariva felice e sorridente in alcune immagini postate su Facebook.