Una ha fondato un partito rom, l'altra diffonde cultura con al danza
Donne in lotta contro le discriminazioni: la storia di Ivana e Giulia, rom che abbattono i pregiudizi
“Non voglio più accettare le cose che non posso cambiare: voglio poter cambiare ciò che non accetto”. Così gridava nelle piazze Angela Davis, attivista afroamericana. E di questo, decenni dopo, ne sono convinte anche Giulia Di Rocco e Ivana NiKolic, due donne romnì, che con le loro storie dimostrano quanto sia infondato il pregiudizio e la discriminazione, tanto più nei confronti delle donne, anche se purtroppo persistono. Ma Giulia e Ivana come Angela Davis a tutto questo non ci stanno e dicono “No!”. Sono entrambe donne rom realizzate professionalmente e molto attive nel sociale. No, non vivono nelle baracche dei campi rom, come vorrebbe l’immaginario collettivo, uno dei falsi stereotipi che va per la maggiore.
GIULIA DI ROCCO – Giulia Giulia Di Rocco, romni italiana abruzzese, originaria di Pratola Peligna è un’assistente legale. È membro dell’Iru, l’organismo che rappresenta i rom presso il Consiglio D’Europa e l’ONU, membro del Forum RSC istituito o presso Unar Ministero delle pari opportunità e membro dell’UCRI- unione delle comunità romanes in Italia. Da sempre attiva in difesa dei diritti, insieme ad altre donne rom, ha deciso di fondare un partito. Così il 4 dicembre 2020 è nato “Mistipè”, che significa amore, bene e rispetto reciproco. È il primo partito nazionale che rappresenta Rom e Sinti, nato dall’Unione dei rom molisani e abruzzesi, ha la sua sede in Abruzzo.
“Abbiamo bisogno di una rappresentanza valida per colmare la lacuna della politica che si propone di risolvere la questione Rom senza interpellare i Rom – ha detto Giulia in un’intervista pubblicata da Trieste Oggi – Però si ricordano di noi solo sotto elezioni: la sinistra promette case, lavoro e servizi e la destra ci usa come capro espiatorio. Siamo lo 0.026%, 180 mila italiani e 26 mila di nuova integrazione, ma quale minaccia potremmo mai essere? È sempre colpa del Rom che non vuole integrarsi, non vuole lavorare, ma vuole delinquere senza fare alcuna distinzione”.
Membri del direttivo nazionale Mistipè sono Giulia Di Rocco, che lo presiede, vice presidente Virginia Morello attivista segretario, Anthony Guarnieri attivista e studente tesoriere Concetta Sarachella attivista, stilista e presidente dell’associazione Rom in progress. Il partito si pone l’obiettivo di abbattere i muri ma anche quello di riposizionare al centro la donna. “Una donna rom vive una doppia discriminazione, in quanto donna e in quanto rom – continua Giulia – La nostra società è ancora fortemente maschilista: basta pensare che su 10 posti di lavoro 9 sono maschili. Poi nel mondo rom la donna è subalterna rispetto all’uomo. Ma questo non è un fattore culturale: in qualsiasi epoca o stato o paese la donna ha dovuto autodeterminarsi e fare delle piccole battaglie o delle vere e proprie rivoluzioni talvolta per rivendicare i propri diritti. Basta pensare ad esempio qui in Italia solo grazie a un gruppo di donne che si sono autodeterminate nel 1948 che oggi le donne possono votare”.
Mistipè nasce dalla volontà di tre donne rom che hanno unito le forze e hanno fondato questo partito. “Sulla base di esperienze di altri paesi, sulla base delle vicende di altri rom che prima di noi si sono autodeterminati e organizzati per cambiare la loro situazione”.
IVANA NIKOLIC – Poi c’è Ivana, giovane artista, attivista ed educatrice rom. È bosniaca, serba, italiana e rom. “La mia identità è multipla e complessa però a me piace perché fa parte di me – dice Ivana – Nell’ambito sociale e artistico ho trovato tantissime difficoltà in primis perché appartengo alla minoranza rom e sinti e poi perché sono una donna. Bisogna lottare, non fermarsi e per me l’arte è il mio strumento per poter combattere ogni tipo di discriminazione. L’arte crea dei momenti topici bellissimi che lavorando con la comunità possiamo rendere reali”.
Ivana vive e opera tra Germania e Italia. Il suo è un punto di vista privilegiato, a cavallo tra due contesti molto differenti. “L’Italia è molto indietro su diversi aspetti come il concetto di multiculturalità, multidentità, le seconde generazioni che si trovano sempre a dover scegliere da che parte stare e a rinnegare una parte di se stessi”. E si scaglia contro la falsa visione che molti hanno dei rom. “C’è una continua narrazione negativa e discriminante nei nostri confronti. Noi romnì dobbiamo combattere con le nostre forze e competenze e lavorare su una contro narrazione, che vuol dire raccontare le storie che non si sentono”. E così Ivana passo dopo passo, ballo dopo ballo, si impegna a diffondere la sua cultura. Lo fa con grande orgoglio e così l’arte diventa il mezzo per trasmettere un messaggio di pace e solidarietà. “Sogno di poter aprire una mia piccola scuola di danze rom”, conclude.
L’INIZIATIVA – L’8 marzo è lo sciopero generale della produzione e della riproduzione, sciopero dai ruoli imposti dai generi. Per questo il 12 marzo alle 17.30 dalla pagina Facebook dell’associazione Chi rom e…chi no si parlerà in diretta di lotta transfemminista e intersezionale, insieme a donne che quotidianamente si mettono in gioco per il contrasto alle discriminazioni di genere e non solo. “Ad un anno dall’inizio della pandemia vogliamo parlare delle ripercussioni che questa ha avuto sui nostri corpi e nella nostra esistenza – si legge in una nota – I dati Istat parlano chiaro: su 101mila nuovi disoccupati, 99mila sono donne. Cioè il 98%. Mentre, durante il lockdown quando il motto era #ioRestoAcasa, sono state 5.031 le telefonate al 1522 numero di pubblica utilità direttamente collegato ai centri antiviolenza, cioè il 73% in più sullo stesso periodo del 2019. Pare siano 112 in Italia, secondo i dati ufficiali, le donne uccise per femminicidio nel 2020 e 12 nei primi due mesi del 2021, mentre molte altre continuano a lottare contro la violenza patriarcale all’interno di case, relazioni tossiche, sui luoghi di lavoro e per le strade”.
Allo stesso tempo nascono movimenti, cerchi di donne e collettivi per l’autodifesa e l’autodeterminazione delle donne e delle esistenze non binarie. “In Argentina la grande marea del panuelo verde, dopo anni di lotta, è riuscita ad ottenere l’aborto legale, sicuro e gratuito. Ma la lotta non si arresta: i movimenti delle donne sono in prima linea per la riappropriazione e riaffermazione di sogni, bisogni, diritti che su tutti i piani della vita sono continuamente e globalmente messi in discussione”.
Su questi temi interverranno: Susanna Camusso, sindacalista, responsabile politiche di genere CGIL, Emma Ferulano, associazione Chi rom e…chi no / Chikù Gastronomia Cultura e Tempo Libero, centro interculturale di Scampia, Napoli, Imma Carpiniello, fondatrice Cooperativa Le Lazzarelle, Ivana Nikolic, artista, attivista ed educatrice rom, Patrizia Palumbo, presidente dell’associazione Dream Team Donne in Rete e responsabile del centro antiviolenza di Scampia, Napoli, Francesca Borgese, delegata RSA USB COM DATA Contact Center INPS. L’evento sarà moderato da Monica Riccio, attivista di comunità. Per partecipare basta collegarsi alla pagina Facebook “Chi rom e chi no”.
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