Il ritratto
Argentina, successo a sorpresa di Javier Milei alle primarie: l’ultra-liberista con basette alla Wolverine che nessuno ha visto arrivare
In Sudamerica si parla di “terremoto elettorale”. L’ex economista candidato della coalizione “La libertà avanza” si è affermato con oltre il 30% alle PASO 2023, ora è pronto a correre per la Presidenza nelle elezioni del prossimo ottobre
“Nessuno l’ha visto arrivare. Più che un’elezione è stato un terremoto”. C’è il trionfo di un outsider nel panorama politico argentino: durante le primarie presidenziali, l’economista Javier Milei, il candidato ultra-liberista della coalizione “La libertà avanza” (Lla), ha sorprendentemente ottenuto la maggioranza dei voti con il 30% delle preferenze, vincendo in 16 province e prevalendo sia nei quartieri popolari che nelle città prospere della produttiva Argentina.
Con la quasi totalità dei seggi scrutinati, gli altri due principali contendenti emersi sono l’attuale ministro dell’Economia, Sergio Massa, candidato della coalizione di governo “Unione por la patria” (Upp), con il 21% dei voti, e Patricia Bullrich, ex ministro della Sicurezza e candidata della coalizione di centro-destra all’opposizione “Juntos por el Cambio” (JxC), con il 17% dei voti; sfideranno Milei per la carica di Presidente. Defilati nella corsa Juan Schiaretti, attuale governatore della provincia di Cordoba, e Myriam Teresa Bregman, dirigente del Partito dei lavoratori socialisti.
Chi è Javier Milei
Capello spettinato e basette lunghe in onore di Wolverine (il personaggio di uno dei fumetti Marvel più famosi), ha ammesso di aver ascoltato ininterrottamente per 36 ore l’opera in due atti Norma di Vincenzo Bellini sicuramente esclamando allo scoccare della trentasettesima: “¡Viva la libertad, carajo!”, il suo slogan elettorale, dopoché nel 2021 ha smesso di vestire il ruolo di analista e divulgatore del liberalismo in tv vincendo le elezioni come deputato: “Non sono venuto qui per guidare agnelli ma per risvegliare i leoni”.
Il suo stile aggressivo e provocatorio e le sue idee di estrema destra si battono contro la classe politica tradizionale per ribaltare con forza il sistema. Ha promesso che la sua energia “non solo porrà fine al Kirchnerismo ma anche alla casta parassitaria, stupida e inutile che affonda l’Argentina” affermando di essere “l’unica opposizione valida”. Fautore della dollarizzazione, il suo elettorato gli attribuisce un potere illimitato per risolvere il dramma economico: le tappe intermedie saranno quelle di un programma di privatizzazione e un modello di riforma fiscale.
Per combattere il lavoro nero, Milei assicura novità che incontreranno la volontà dei sindacati. Sotto molti aspetti, specialmente per le misure sociali, è stato paragonato all’equivalente argentino di Jair Bolsonaro, e a quello americano di Donald Trump, con il suo linguaggio eccessivo e proposte radicali.
Le misure di seconda generazione includeranno una riforma per tagliare i fondi destinati alla pensione, una riduzione del numero dei ministeri e una riduzione graduale dei piani sociali. Promette di abbassare le ritenute e i dazi sulle esportazioni, e ogni tipo di tariffa all’importazione per i fattori di produzione. Si schiera per il libero possesso di armi e la militarizzazione delle carceri. Vorrebbe imporre un divieto di ingresso a stranieri con precedenti penali e l’immediata espulsione per chi li commette. In tema di diritti, difende quello alla vita fin dal concepimento, schierandosi contro l’aborto.
Affluenza ai minimi storici, ma code e problemi ai seggi
Le “Paso 2023” hanno registrato un’affluenza minimale, solo il 69% dei 35 milioni di aventi diritto ha espresso il suo voto, si tratta della percentuale più bassa registrata nelle elezioni primarie e, in termini nominali, di 1,4 milioni di elettori in meno rispetto a quelle del 2019 con circa 10 milioni di persone che non si sono recati ai seggi. Code e ritardi ai seggi elettorali, con particolari problemi nelle urne elettroniche della capitale Buenos Aires.
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