Liste chiuse il primo maggio scorso, dopo settimane di polemiche, proclami e attese spasmodiche prima dell’annuncio di una candidatura, e campagna elettorale ufficialmente al via per le elezioni europee in programma sabato 8 (ore 15-23) e domenica 9 giugno (7-23). Si voterà nelle cinque circoscrizioni italiane per l’elezione di 76 europarlamentari.

Le cinque Circoscrizioni

La circoscrizione dell’Italia Nord-Occidentale comprende la Valle d’Aosta, il Piemonte, la Liguria e la Lombardia; la circoscrizione dell’Italia Nord-Orientale è composta dal Trentino-Alto Adige, dal Veneto, dal Friuli-Venezia Giulia e dall’Emilia-Romagna; la circoscrizione dell’Italia Centrale racchiude la Toscana, l’Umbria, le Marche e il Lazio; la circoscrizione dell’Italia Meridionale comprende invece l’Abruzzo, il Molise, la Campania, la Puglia, la Basilicata e la Calabria; e la circoscrizione dell’Italia Insulare è formata dalla Sicilia e dalla Sardegna.

I 76 seggi sono così distribuiti nelle cinque circoscrizioni (in base al numero di abitanti): 20 all’Italia Nord-Occidentale, 14 all’Italia Nord-Orientale, 14 all’Italia Centrale, 18 all’Italia Meridionale, 8 all’Italia insulare.

Le liste: cosa (non) cambia dal capolista all’ultimo in graduatoria

Nelle ultime settimane si è parlato a lungo dei leader dei vari partiti candidati o meno per trainare voti, a prescindere dall’eventuale sbarco al Parlamento Europeo in caso di elezione. Da Schlein a Tajani, da Calenda alla premier Giorgia Meloni, quasi tutti i leader si sono candidati come capolista, ovvero in testa alla lista del proprio partito o a capo della lista elettorale comune. Tutti tranne Giuseppe Conte che per il Movimento 5 Stelle non correrà alle prossime europee, e Matteo Renzi, che si è invece candidato in quattro delle cinque circoscrizioni italiane all’ultimo posto della lista.

Ma quanto incide la posizione nelle varie graduatorie presentate dai partiti nei cinque collegio italiani? Nulla. “Un dubbio diffuso: se alle europee voto solo la lista il voto va in automatico al capolista? NO: il voto va solo alla lista, nessuno dei candidati riceve preferenze” chiarisce Lorenzo Pregliasco di  YouTrend. Quindi nonostante gli annunci ad effetto, quasi sensazionalistici, dei vari candidati, a partire dai leader di partito, occupare la prima posizione, quella intermedia o addirittura l’ultima non porta alcun beneficio.

Chi è capolista può avere indubbiamente maggiore visibilità perché, concretamente, appare in cima in quei cartelloni presenti nei seggi elettorali e che riportano tutti i nomi dei candidati. Ma nel 2024, dove la campagna elettorale è soprattutto social, questo piccolo dettaglio è quasi irrilevante. Così come è irrilevante la decisione di Renzi di correre come fanalino di coda in quattro delle cinque circoscrizioni di Italia Viva.

Riepilogando: se si vota solo il simbolo del partito e non si esprime alcuna preferenza (ogni elettore ne può esprimere fino a tre, non si possono scegliere candidati dello stesso esso), la preferenza non va in automatico al capolista. Dunque per esseri eletti al Parlamento Europeo conta, con il sistema proporzionale, il numero dei voti presi dal partito e le preferenze ottenute dai singoli candidati. In modo spiccioli: chi prende più voti vince o cmq è in corsa per il seggio nella circoscrizione di competenza.

 

Redazione

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