Il 17 dicembre la Serbia vota per il parlamento. Ma non ci saranno grandi sorprese, o risvolti. Il presidente Aleksandar Vučić non avrà alcuna difficoltà a rimanere al potere. Ma da cosa dipende questo? Quali sono i fattori che gli permettono di restare al potere? In questo articolo analizziamo la situazione attuale della Serbia.
Vučić, il cui Partito Progressista (SNS) al governo è la forza dominante in parlamento, ha dovuto affrontare una crescente pressione da parte dell’opposizione dopo che due sparatorie di massa mortali in primavera hanno scatenato l’indignazione dell’opinione pubblica e innescato massicce proteste. “Hanno chiesto Belgrado e le elezioni parlamentarie e le hanno ottenute”, ha detto il presidente, aggiungendo che ci saranno anche elezioni regionali in Vojvodina, una provincia autonoma nel nord della Serbia. Quindi le elezioni sono una concessione da parte sua nei confronti dell’opposizione serba (questo è ciò che racconta e riporta lui in ogni suo discorso).
Quali saranno i temi cruciali della campagna? Sicuramente la situazione economica attuale, che peggiora di giorno in giorno, la violenza crescente (che ha preso forma nei cortili delle scuole), e infine il dialogo con il Kosovo (per quanto la posizione tra governo e opposizione su questo tema sia praticamente uguale). Questi saranno i temi cruciali che faranno perdere o guadagnare voti.

Elezioni Serbia tra allarme sicurezza e crescita a rilento

La posizione dell’opposizione è critica, colpevolizza il governo per aver creato un clima generale di violenza e impunità che, nel maggio di quest’anno, ha portato a un omicidio di massa in una scuola elementare nel centro di Belgrado e, il giorno successivo, a un altro massacro in alcuni villaggi vicino a Mladenovac. Questi tragici eventi hanno spinto centinaia di migliaia di persone in tutta la Serbia a scendere in piazza. Le proteste sono proseguite per mesi sotto lo slogan “Serbia contro la violenza”.
Un altro tema della campagna, l’economia serba. L’economia serba dovrebbe crescere del 2% nel 2023, con rischi al ribasso, ha dichiarato la Banca Mondiale, correggendo di 0,3 punti percentuali le previsioni di giugno. Per il 2024, la crescita economica in Serbia sarà in aumento: è vista al 3%, invariata rispetto alla proiezione di giugno, ha dichiarato il finanziatore globale nel suo rapporto World Bank Europe and Central Asia Economic Update dell’autunno 2023. “La crescita dell’economia serba è stata rallentata nella prima metà del 2023 a causa dell’inflazione elevata che ha iniziato a danneggiare i consumi, anche se si prevede una ripresa della crescita nella seconda metà dell’anno”, ha affermato la Banca Mondiale.

L’impatto della guerra in Ucraina, il rallentamento della crescita globale e l’inasprimento delle condizioni di finanziamento sono stati i motivi principali della revisione al ribasso della crescita del PIL serbo per il 2023. Nel medio termine, si prevede che gli investimenti diretti esteri continueranno a svolgere un ruolo di finanziamento significativo, mentre l’inflazione dovrebbe scendere gradualmente con il ritorno alla normalità dei prezzi delle materie prime. Secondo la Banca Mondiale, le riforme strutturali nelle imprese statali e gli ulteriori miglioramenti nella governance sono fondamentali per incoraggiare gli investitori privati a investire di più. Per quanto riguarda il dialogo con il Kosovo, opposizione e governo hanno in realtà la stessa posizione: no al riconoscimento del Kosovo; di conseguenza non cambierà moltissimo, anche se l’opposizione potrebbe essere più favorevole a un dialogo costruttivo. Ad ogni modo, essendo l’unica via per risolvere questa questione il riconoscimento del Kosovo da parte della Serbia, la situazione rimarrà bloccata finché i politici serbi non riconosceranno questo punto. Quindi la campagna elettorale si concentrerà fondamentalmente su questi aspetti.

Elezioni Serbia, le aspettative e i sondaggi

Secondo alcuni sondaggi l’SNS è dato al 38,5%, Serbia against Violence al 22,5%, Altri al 16,3%, Socialists and United Serbia al 9,6%, National Gathering al 5,6%, National Democratic Alternative al 4,2%, Narodna al 3,3%. Concretamente significa che Vučić manterrà la maggioranza e non avrà nessun problema a continuare a governare. Vučić è comunque molto avvantaggiato: controlla tutti i principali mezzi di comunicazione, le emittenti più popolari e i giornali più venduti, controlla tutte le istituzioni ed è abituato a “comprare” la fedeltà con un metodo di governo basato sul clientelismo, ricattando in vari modi i cittadini affinché lo sostengano. L’opposizione, in questo senso, non avrà grandi chance. Sta facendo del proprio meglio, ma di sicuro non basterà.
E d’altronde l’Unione europea dovrebbe cominciare a chiedersi come continuare il processo di allargamento con la Serbia, considerato che gli ultimi dati riportano un sempre minor supporto della popolazione nei confronti dell’adesione all’UE. L’ultimo sondaggio di Demostat sull’opinione pubblica mostra che solo il 33% si dichiara ancora favorevole all’idea di entrare nell’UE, se si tenesse oggi un referendum. Si tratta dei numeri più bassi nella regione, con un margine significativo. Secondo lo stesso sondaggio, il 33% voterebbe contro l’ingresso della Serbia, mentre il 17% ha dichiarato che non andrebbe a votare in un eventuale referendum.

La Serbia tra Unione Europea e fedeltà a Putin

Il resto, un altro 17% (!), ha dichiarato di non sapere o di non avere un’opinione in merito. Numeri preoccupanti e sicuramente da non ignorare quando si discute di politica europea relativa alla Serbia e al suo allargamento; l’Unione europea dovrebbe evitare di cadere nella trappola di cercare di compiacere il governo serbo per mantenerlo vicino all’UE solo per la vicinanza della Serbia alla Russia che è un dato di fatto da anni ed è sempre più forte. Tuttavia, sembra proprio che più l’Unione europea cerca di avvicinare la Serbia, più ottiene l’effetto contrario. Aleksandar Vučić se la sente di sfidare l’Unione europea senza temere la minima conseguenza, esattamente come il premier ungherese Orbán. Il voto, peraltro anticipato, gli serve come conferma plebiscitaria della sua politica, inclusa la sua vicinanza alla Russia.
Siamo a una svolta e dobbiamo decidere: vogliamo un altro Orbán in Europa? L’Unione europea non se lo potrà permettere, Comunque, non ci saranno grandi cambiamenti dopo le elezioni serbe. È quindi tempo per l’Unione europea di parlare chiaro e prendere una posizione per farsi rispettare e per far rispettare i propri valori. La politica estera richiede azioni forti e concrete, non solo dichiarazioni a vuoto.

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Nata a Trento, laureata in Scienze Politiche all’Universitá di Innsbruck, ho due master in Studi Europei (Freie Universität Berlin e College of Europe Natolin) con una specializzazione in Storia europea e una tesi di laurea sui crimini di guerra ed elaborazione del passato in Germania e in Bosnia ed Erzegovina. Sono appassionata dei Balcani e della Bosnia ed Erzegovina in particolare, dove ho vissuto sei mesi e anche imparato il bosniaco.