Ci sono ancora grandi cumuli di fango davanti alla casa di Silvano, a Cesena: appena piove, la sua abitazione, come quella di tanti alluvionati, torna ad essere minacciata. Pochi chilometri più in là, a Forlì, in via Locchi, dodici famiglie sono ancora fuori casa perché il loro condominio risulta inagibile per via di un canale di scolo di inizio ‘900 su cui non si capisce di chi sia la responsabilità: Comune, Consorzio di bonifica, Hera o chi altri? I casi come questi sono molti e languono nel caos-post alluvione in Romagna, dove ci sarebbe bisogno di mettere ordine con una struttura dotata di poteri speciali e procedure accelerate. In altre parole, di un commissario straordinario.

Tuttavia, sulla nomina del Commissario il Governo sembra non aver fretta e, anzi, intavola una nuova polemica con la Regione, guidata da quel Stefano Bonaccini che molti i sindaci romagnoli (compresi tanti di centrodestra) vorrebbero come commissario. I toni dello scontro, che sembrano anticipare la campagna elettorale per le regionali del 2025, hanno raggiunto l’apice dopo le dichiarazioni del vice ministro dei Trasporti, Galeazzo Bignami: “Ad oggi ancora la Regione non ha trasmesso al Governo, benché richiesto, nessun elenco degli interventi da eseguire – ha scritto su Facebook -. Ha chiesto 2.3 miliardi subito, sulla fiducia. Voi vi fidereste di Schlein e compagni? Ps: la cura del territorio colpito era competenza loro”.

Un livello di polemica che nemmeno il ministro della Protezione civile, Nello Musumeci, aveva raggiunto affermando che “il governo non è un bancomat”, quando al tavolo di Palazzo Chigi gli amministratori locali avevano presentato la loro stima dei danni. Le parole di Bignami hanno un peso diverso: è l’uomo di riferimento di Giorgia Meloni in Emilia-Romagna e l’antenna della premier dentro al ministero guidato dall’alleato-avversario Matteo Salvini. Una figura chiave nella galassia meloniana.

Dunque, uno scivolone o qualcosa di più? Bignami non è un ‘parvenu’ della politica. È arrivato in parlamento e poi al Governo dopo una lunga gavetta cominciata nei Comitati di quartieri di Bologna, costruendo una personale rete di consenso più volte testata alla prova del voto. Sa bene che una dichiarazione di quel tipo accende gli animi e attira impopolarità; ma il vero obiettivo è far emergere la non compattezza del fronte pro-Bonaccini e riequilibrare le attribuzioni di responsabilità sul disastro e sulla ricostruzione. “In 25 esponenti delle sinistre hanno mandato altrettanti comunicati stampa insultandomi – ha rincarato qualche ora dopo -. In realtà bastava mandassero una volta sola l’elenco degli interventi. Non lo hanno mandato e nessuno dei 25 mi ha risposto nel merito”.

La prima replica della Regione arriva dall’apprezzato assessore allo Sviluppo economico, Vincenzo Colla: “Non si deve avere overdose di prestazione politica. Dobbiamo dialogare, come sempre abbiamo fatto, per dire come e dove le risorse le andiamo a prendere”. Un pragmatismo tipico di queste zone. “Se si discute le soluzioni si trovano – ha detto ancora Colla -, ma qui abbiamo gente che ha perso tutto e ha bisogno di risposte. Dobbiamo collaborare altrimenti la rabbia della gente scavalca tutti, tutte le rappresentanze”, ha detto indirizzandosi a Bignami.

Intanto si lavora all’elenco delle opere, che al momento non è completo e sarà pubblicato a breve dopo il via libera della Protezione civile nazionale. Lo ha confermato lunedì in conferenza stampa Irene Priolo, vicepresidente della Regione con delega alla Protezione civile, affiancata dai presidenti di provincia delle aree colpite: “Non possiamo correre il rischio di arrivare all’autunno senza aver completato gli interventi di somma urgenza – è il suo appello – . Confidiamo nel fatto che il Governo stanzi al più presto le risorse necessarie per interventi che, entro l’autunno, mettano in sicurezza territorio e popolazione”.

Priolo ha poi snocciolato numeri da bollettino di guerra. Quasi 6mila interventi di somma urgenza necessari per 1.8 miliardi di euro: 972 i cantieri terminati, 1.912 in corso e circa 3mila da attuare entro l’autunno. Il dubbio che sorge è che anche qualora venissero tutti finanziati subito, non siano sufficienti i tempi per la realizzazione dei lavori. È chiaro a tutti (anche a chi lo nega) che solo un commissario straordinario potrebbe sperare di accelerare. E se quel commissario, tramontata l’ipotesi di un politico (Bonaccini o lo stesso Bignami), fosse pescato proprio tra i qualificati tecnici del Dipartimento di protezione civile?

Marco Di Maio

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