“Eurodeputati spiati dai servizi segreti belgi, questo è il vero scandalo”. A denunciarlo, in una intervista esclusiva al Corriere della Sera, è Eva Kaili l’ex vicepresidente del Parlamento europeo arrestata nell’ambito dell’inchiesta QatargateMaroccogate, ai domiciliari da inizio aprile dopo oltre quattro mesi di carcere e rilasciata una decina di giorni fa “sotto condizioni” con la procura belga che non ha specificato quali siano le prescrizioni.

Madre di una bambina di due anni che ha potuto vedere appena due volte al mese nell’arco degli oltre 120 giorni di carcere, Kaili, che si è sempre professata innocente. Nell’intervista, rilasciata prima che il giudice Michel Claise le vietasse di parlare con la stampa, Kaili lancia accuse durissime. Venne arrestata in Belgio sei mesi fa, a inizio dicembre 2022, perché accusata di far parte di un ipotetico sistema di corruzione al parlamento europeo legato a Qatar e Marocco che faceva capo ad Antonio Panzeri. L’arresto avvenne perché durante la retata del 9 dicembre chiese al padre di portare via da casa una valigia con dentro 700 mila euro in contanti che, per i magistrati, erano i soldi incassati con il compagno Francesco Giorgi. La coppia sin da subito si è difesa dichiarando che quei soldi erano dell’ex parlamentare europeo Antonio Panzeri.

Rilasciata perché “dopo tutti questi mesi non è venuto fuori nulla di nuovo. Il Parlamento ha protezioni che nessun lobbista può abbattere“, dice l’europarlamentare, sottolineando che c’è però “una cosa inquietante che vorrei sollevare”, ovvero che “dal fascicolo giudiziario i miei avvocati hanno scoperto che i servizi segreti belgi avrebbero messo sotto osservazione le attività dei membri della commissione speciale Pegasus (Indaga sulle intercettazioni di leader europei fatte illegalmente dal Marocco, ndr.). Il fatto che i membri eletti del Parlamento siano spiati dai servizi segreti dovrebbe sollevare maggiori preoccupazioni sullo stato di salute della nostra democrazia europea. Penso sia questo il vero scandalo”.

Kaili torna poi sull’inchiesta che, settimana dopo settimana, ha evidenziato le mancanza di prove raccolte dalla procura belga: “Se avessi fatto nomi importanti sarei tornata da mia figlia, ma avrei dovuto mentire“. “Quando Francesco (Giorgi, ndr) è stato arrestato e gli hanno sequestrato l’auto, ho pensato ad un incidente stradale. Poi mi hanno mandato la notizia che anche Panzeri era stato arrestato. Sono andata in panico. Sapevo che nel suo ufficio che è nella stanza di sopra, dove non vado mai, c’era una valigia di Panzeri e ho trovato un sacco di soldi. Non riuscivo a capire cosa fosse successo, ma volevo allontanare da casa quel denaro per ridarlo a Panzeri, colui che credevo ne fosse il proprietario”.

Kaili dice di sapere “che Panzeri riceveva donazioni” ma “le commissioni parlamentari di cui faccio parte e il mio lavoro legislativo non hanno alcuna relazione con le sue attività”. Quanto ai rapporti tra Panzeri e Giorgi, “Panzeri è stato il datore di lavoro di Francesco e lo ha assunto quando era solo uno studente di venti anni” e “Francesco aveva un senso di gratitudine e di obbligo morale molto profondo nei suoi confronti”.

Sulle dichiarazioni e le accuse di Panzeri (secondo cui all’eurodeputata greca spettavano 250mila euro), Kaili sottolinea convinta:”Penso che il pentimento e le confessioni di Panzeri siano state ottenute sotto minaccia. Il messaggio era chiaro: se fai i nomi, ti offriamo un accordo e liberiamo tua moglie e tua figlia dalla prigione. Sono metodi non degni di uno stato di diritto. Hanno fatto lo stesso con me. Dichiarandomi colpevole o facendo nomi importanti sarei tornata subito da mia figlia, ma dato che avrei dovuto mentire, non ho mai nemmeno pensato che potesse essere un’opzione”.

Kaili poi rivela che uno dei due “nomi” fatti da Panzeri “non ha avuto problemi”, ovvero non è stato coinvolto nello scandalo Qatargate. “Durante il primo interrogatorio e prima di pentirsi, Panzeri ha fatto i nomi di due membri del parlamento di lingua italiana e non il mio e non parla di me neppure nelle intercettazioni telefoniche. Il primo è stato arrestato, l’altra persona non ha avuto problemi, mi chiedo ancora perché. Forse perché protetta da un’immunità speciale?“.

In questi mesi Kaili è stata isolata dai colleghi all’Europarlamento. Nessuna telefonata, nessun messaggio di solidarietà, tranne qualche rara eccezione. “È triste vedere come non venga rispettata la presunzione di innocenza. Mi dispiace che nessuno degli eurodeputati mi abbia cercato per ascoltare la mia versione. Ho apprezzato la posizione di Massimiliano Smeriglio (Sd) e sono molto riconoscente a Deborah Bergamini (Pdl), la deputata italiana più coraggiosa che ha osato venirmi a trovare in prigione e ha denunciato i metodi inumani usati contro di me”.

 

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