Le istituzioni europee hanno reagito di fronte all’affaire Qatar esattamente come il Parlamento Italiano, segnatamente la Camera dei Deputati, avevano reagito di fronte a tangentopoli. Con superficialità e codardia. Purtroppo la stessa superficialità e codardia che la politica dimostra tutte le volte che l’attacco giudiziario si unisce all’attacco mediatico.

La paura di perdere consensi, piuttosto che la voglia di non farsi coinvolgere oppure il desiderio di sconfiggere gli avversari usando delle scorciatoie, fanno annebbiare la vista. Poi, c’è la irresistibile voglia di trovare il capro espiatorio che facilita sempre l’uscita dalle situazioni politicamente non piacevoli. La vicenda che riguarda Eva Kaili ha dell’incredibile. Questa donna è stata già processata, condannata e cacciata sui due piedi dalla vicepresidenza del Parlamento Europeo da parte del mondo politico: senza aspettare alcun processo ,con una violenza ed una leggerezza senza precedenti.

Le dimissioni dalla carica di vicepresidente potevano essere dovute, ma l’atteggiamento passivo dei vertici del Parlamento UE a fronte di un arresto e di una perdurante carcerazione preventiva fuori da ogni logica sono inaccettabili. Già, perché la carcerazione preventiva utilizzata difetta, sia dei presupposti (prove scarse, pericolo di fuga inesistente, reiterazione del reato impossibile) sia del rispetto delle più elementari regole di civiltà quanto alle modalità attuative (incontri negati con la figlia di due anni ed altre brutalità riportate dai legali).

Inoltre, l’arresto di una parlamentare in carica, per essere consentito, avrebbe dovuto avvenire in flagranza e ,non essendo state evidenziate particolari prove a carico della Kaili ( parliamo della sua posizione e non di quella degli altri), si fa fatica a comprendere come possa esistere tale presupposto. La verità è che la custodia cautelare, come ai tempi di tangentopoli in Italia, è stata utilizzata per ottenere una confessione e con la Kaili hanno usato la mano pesante perché non ha confessato, ritenendo di esse innocente.

La Presidente del Parlamento Europeo Metsola non ha detto una parola, ha preferito incarnare l’anima mediatico/giustizialista che non espone a rischi. Esattamente come i vertici istituzionali in Italia fecero ai tempi di tangentopoli. Questa è stata una dimostrazione di assoluta debolezza, la stessa identica debolezza, appunto, che da noi aveva portato a modificare l’ articolo 68 della Costituzione. Si potrebbe dire che abbiamo a che fare con un film già visto o possiamo scomodare i corsi ed i ricorsi storici, la realtà è che la fragilità delle istituzioni europee si misura anche da situazioni come questa e gli effetti negativi si vedranno nel tempo.