Eva Kaili lascia il carcere. Dopo oltre quattro mesi all’ex vicepresidente del Parlamento europeo sono stati concessi gli arresti domiciliari con l’obbligo del braccialetto elettronico. A disporlo il Tribunale di Bruxelles. “Una decisione logica che abbiamo atteso per fin troppo tempo”, ha commentato Sven Mary, l’avvocato di Kaili arrestata il 9 dicembre dello scorso anno nell’ambito dell’inchiesta sul cosiddetto scandalo Qatargate o Maroccogate.

Madre di una bambina di due anni che ha potuto vedere appena due volte al mese nell’arco degli ultimi 120 giorni, Kaili, che si è sempre professata innocente, era detenuta nel carcere di Haren, fuori Bruxelles, con l’accusa di corruzione. Non ha confessato né accusato altri esponenti del parlamento europeo. Nei suoi confronti le prove acquisite dalla magistratura belga appaiono deboli ma questo non è servito a tenerla fuori dal carcere. Prima di lei anche l’eurodeputato Marc Tarabella e l’ex eurodeputato Antonio Panzeri (che ha confessato di aver preso tangenti) sono stati scarcerati e sono in libertà vigilata.

All’inizio della sua detenzione, gli avvocati avevano parlato di “torture” a cui Kaili sarebbe stata sottoposta affinché confessasse. L’ex parlamentare europea sarebbe stata lasciata per ore senza acqua e al freddo, con una luce sempre accesa.

Michalis Dimitrakopoulos, altro legale dell’ex europarlamentare greca, commenta così la scarcerazione: “Eva Kaili esce di prigione a testa alta e con dignità, non ha confessato reati che non ha commesso, lotterà per la sua innocenza fino alla fine”.

Nelle scorse settimane ha ricevuto la visita in carcere di Deborah Bergamini, deputata di Forza Italia. “Grazie per essere venuta a trovarmi, apprezzo il suo coraggio. Lei è la prima parlamentare che viene qui in carcere per vedere come sto. Finora non è venuto nessuno. Nessuno dal mio partito, nessuno dalla mia Grecia” ha commentato Kaili.

Bergamini ha raccontato quell’incontro al Corriere della Sera. Un incontro toccante in cui Kaili si è lasciata andare a qualche sfogo, colpita dalla solidarietà della collega italiana che si è presentata da lei. “Sono innocente, lo dimostrerò. Ma non mi sento una vittima, mi sento un trofeo – ha detto a Bergamini, spiegando – il trofeo di una persecuzione politica di cui fa parte un pregiudizio, un pregiudizio che comunque c’è nei confronti dei parlamentari e dei politici del Sud Europa. I maltesi, i greci, gli italiani e così via”.

Ai domiciliari dallo scorso febbraio anche Francesco Giorgi, compagno di Kaili, uno dei principali imputati nel caso di corruzione noto come Qatargate. L’assistente dell’ex europarlamentare PierAntonio Panzeri prima e del deputato dem Andrea Cozzolino poi (anche lui braccato dai pm belgi con i giudici della Corte di Appello di Napoli che continuano a rinviare la richiesta di estradizione), è accusato di organizzazione criminale, corruzione e riciclaggio come tutti gli altri arrestati nel blitz del 9 dicembre scorso. Ai magistrati ha ammesso di aver preso tangenti, così come lo stesso Panzeri.

Nella casa di Giorgi e della compagna Eva Kaili la polizia federale aveva scoperto 150 mila euro in contanti che, secondo l’accusa, provenivano dalle tangenti di Qatar e Marocco. Come i circa 600mila euro che lo stesso giorno il padre della Kaili aveva prelevato dall’abitazione della figlia e stava trasportando in albergo con un trolley prima di essere fermato dagli agenti per strada.

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