Dopo sei mesi di carcere, l’ex calciatore Fabrizio Miccoli torna in libertà e finirà di scontare il resto della pena (3 anni e 3 mesi la condanna definitiva per estorsione aggravata dal metodo mafioso) con la misura alternativa dell’affidamento in prova. Il tribunale di sorveglianza di Venezia ha accolto il ricorso presentato da Antonio Savoia, legale dell’ex capitano del Palermo, 42 anni, che lascia così il carcere di Rovigo.

Sulla base dell’affidamento in prova che il Tribunale gli ha accordato, Miccoli potrà tornare nel suo Salento ad allenare nella scuola calcio di famiglia. Dovrà rispettare alcune prescrizioni come non rientrare in casa dopo la mezzanotte e non frequentare pregiudicati.

“E’ stato accolto il ricorso dal tribunale di sorveglianza di Venezia – spiega all’Ansa l’avvocato Savoia – ed è stato accordato l’affidamento in prova”. L’ex bomber era stato condannato dopo essere stato coinvolto in un’indagine per aver chiesto a Mauro Lauricella, figlio di Nino, esponente della famiglia mafiosa del quartiere Kalsa, a Palermo, la restituzione di somme di denaro (circa 12 mila euro) a un imprenditore che gestiva una discoteca per conto di un suo amico, già fisioterapista della squadra rosanero. Nel corso di una telefonica, intercettata dagli investigatori, Miccoli e Lauricella, parlando del giudice Giovanni Falcone usavano parole e toni offensivi. Nello specifico l’ex calciatore di Juve, Benfica e Fiorentina definiva Falcone, ucciso dalla mafia assieme alla moglie e agli agenti di scorta in un attentato a Capaci il 23 maggio 1992, un “fango”.

L’ex calciatore aveva chiesto scusa in lacrime per quelle parole ed espresso il desiderio di incontrare Maria Falcone, sorella del giudice.

Nei mesi scorsi, il suo avvocato ha raccontato in un’intervista a Palermo Today lo stato d’animo e le condizioni del “Romario del Salento” che scelse di costituirsi in Veneto per stare lontano da tutti, dove meno gente possibile potesse riconoscerlo.

“Non è contento di questa condizione, è ovvio, ma sta resistendo”, ha detto l’avvocato. Miccoli rispetta la sentenza anche se si era sempre detto innocente. “Sono deluso, sto pagando per qualcosa che non ho fatto”, aveva dichiarato in passato. Lo scorso novembre la Cassazione aveva confermato la condanna a tre anni e sei mesi per estorsione aggravata dal metodo mafioso.

Miccoli era stato accusato di aver recuperato un credito di 12mila euro per conto dell’ex fisioterapista del Palermo Giorgio Gasparini presso l’imprenditore, al tempo titolare della discoteca “Paparazzi” di Isola delle Femmine Andrea Graffagnini.

Redazione

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