L’inchiesta ha avuto origine dalle lamentele del Codacons, che riteneva di essere calunniato da Fedez, ma si è conclusa a favore del marito di Chiara Ferragni: nessun reato commesso. A far notizia però il comportamento in aula del rapper, che non è passato certo inosservato.

Fedez non commenta

La vicenda viene ricostruita da Repubblica. Alla domanda iniziale riguardo a “Beni mobili o beni immobili registrati”, Fedez ha risposto: “Nullatenente direi”. Il contesto è telematico, e Federico Lucia (suo nome di battesimo) è collegato soltanto in video. L’affermazione fuori contesto del cantante stupisce i giudici che chiedono di ripetere la risposta: “Nullatenente”. La motivazione arriva poco dopo: “È tutto intestato alle mie società”. Stando a quanto dichiarato, i beni di Fedez nel 2020 appartenevano infatti alla società che gli fanno capo. Parole che non sono passate inosservate all’associazione dei consumatori che il 12 febbraio ha inviato alla Guardia di Finanza di Roma e Milano un esposto, scrivendo che quanto riportato risulterebbe “importante” per far luce sulle “società riconducibili al rapper” e per questo ha anche commissionato una relazione tecnica a un esperto per ricostruire lo schema degli asset a lui riconducibili. Contattato, Fedez ha scelto di non commentare la vicenda.

L’altro processo contro l’ex manager di Fedez: non ingannò la madre del rapper

È di ieri invece la decisione del giudice della sesta sezione penale del Tribunale di Milano, Paolo Guidi, che ha emesso una sentenza il 28 novembre scorso, assolvendo M.G., ex manager della Doom, società che gestisce l’immagine di Fedez. La madre di Fedez lo aveva denunciato per una presunta tentata truffa di 100mila euro. Nella ricostruzione dei fatti, il giudice ha dichiarato che non c’era “alcuna finalità ingannatoria”, né tantomeno lo è stata la società perché “nulla le è stato celato”.

Secondo le accuse, l’ex manager avrebbe cercato di truffare la madre di Fedez attraverso un accordo promozionale con un noto brand di materiali scolastici, richiedendo un pagamento di 350mila euro di cui 100mila avrebbero dovuto andare a una terza società del ‘Gruppo’. Alla madre di Fedez sarebbe stato fatto infatti credere che il valore dell’accordo fosse di ‘solo’ 250mila euro per generare un “ingiusto profitto” da 100mila euro. Il giudice ha sostenuto che l’accordo, se stipulato, non avrebbe causato danni in quanto la modalità di fatturazione era congrua e coerente, e i contratti avrebbero rientrato in un bilancio consolidato fra società partecipate. Il pubblico ministero di Milano, Alessandro Gobbis, aveva anch’egli chiesto l’assoluzione dell’imputato perché il fatto non sussisteva.

Redazione

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