Aveva promesso di farcela e c’è riuscito. Robert Fico, il leader populista di sinistra vincitore delle elezioni di qualche settimana fa, è riuscito a trovare un accordo per formare il nuovo governo, avviandosi a ritornare quindi dopo 5 anni ad esser primo ministro della Slovacchia. L’accordo è stato siglato giovedì scorso con gli ultranazionalisti di SNS (il partito nazionale slovacco) e i socialisti di Hlas, guidati dall’ex premier ed ex rivale dello stesso Fico Peter Pellegrini. In base all’accordo, Smer – il partito di Robert Fico – nominerà il primo ministro e altri sei ministri, Hlas il presidente del parlamento e sette ministri e SNS tre ministri.

Nell’accordo raggiunto si legge che l’orientamento della politica estera slovacca continuerà a basarsi sulla sua appartenenza all’Europa, alla NATO e ad altre importanti organizzazioni internazionali, pur “tutelando pienamente la sovranità e gli interessi nazionali”. In linea con gli impegni presi nella campagna elettorale dallo stesso Fico, sarà messo in discussione il sostegno militare all’Ucraina (cosa non da poco, visto che slovacchi sono stati tra i primi aerei consegnati a Zelesnky), mentre quello umanitario e per la ricostruzione post bellica rimarrà intatto: questo elemento, insieme alla richiesta di colloqui di pace, conferma l’oggettivo avvicinamento di Fico e del suo nuovo, imminente governo alle politiche di Orban, nonostante Hlas su questo punto abbia una posizione lievemente più filo occidentale. Un altro punto del programma riguarda la lotta all’immigrazione illegale, su cui Fico e i nazionalisti si erano molto spesi in campagna elettorale.

La campagna elettorale in Slovacchia era stata segnata da una fortissima presenza di disinformazione sui social network, con un pesante ed inedito utilizzo di deepfake e di discussioni generate con intelligenza artificiale, in particolare contro i partiti liberali. Gli argomenti utilizzati riguardavano la polemica contro Nato ed Occidente per il sostegno all’Ucraina, i diritti LGBT+ ed i migranti. Sull’ultimo punto, c’è da registrare una vicenda assai inquietante che ha riguardato l’improvviso arrivo di decine di migliaia di migranti siriani in Slovacchia nelle settimane precedenti le elezioni: le rotte migratorie dall’Ungheria, infatti, dalla fine di agosto sono improvvisamente cambiate ed i migranti per raggiungere la Germania hanno iniziato a passare anche in Slovacchia oltreché in Austria. Questo ha portato alcuni politici slovacchi filoeuropei ad accusare apertamente il primo ministro Orban di aver voluto così influenzare le elezioni slovacche.

Dopo mesi di accese discussioni interne e di infinite indecisioni e tira e molla, ricevuto l’annuncio dell’accordo per il nuovo governo di Smer e Hlas con la destra nazionalista, il Partito Socialista Europeo ha finalmente sospeso i due partiti. Al momento, però, Monika Beňová e Katarína Roth Neveďalová, le due parlamentari europee di Smer, risultano ancora incredibilmente membri del gruppo S&D.

Giornalista, genovese di nascita e toscano di adozione, romano dai tempi del referendum costituzionale del 2016, fondatore e poi a lungo direttore di Gay.it, è esperto di digitale e social media. È stato anche responsabile della comunicazione digitale del Partito Democratico e di Italia Viva