La Polonia sceglie l’Europa, la modernità, lo stato di diritto e manda a casa lo statalismo, il nazionalismo, la xenofobia: il dato politico di ieri per il popolo polacco è questo. Ma queste elezioni, dove vengono archiviati 10 anni di governo di destra sotto la regia del presidente Duda, sono un bel segnale per le prossime europee: dal voto polacco e prima ancora da quello spagnolo e slovacco, ecco le lezioni che possiamo imparare.

La prima: si vince al centro. Così come in Spagna non ha vinto nessuno perché manca un centro e perché sinistra e destra, sempre più polarizzate e con la variabile impazzita dei movimenti indipendentisti, non riescono più a parlarsi, in Polonia hanno vinto tre formazioni politiche che hanno saputo proporsi come alternativa credibile per gli elettori rispetto ad un governo che pur ha dominato e spremuto media, magistratura e parastato, forzando quasi al limite la tenuta della democrazia polacca. Più di tutti, straordinaria è l’affermazione della “Terza Via”, il raggruppamento centrista guidato da un partito che aderisce a Renew Europe: sono loro ad assicurare la maggioranza al futuro governo di Tusk con un ottimo 14%.

La seconda: mai dare per certe le narrazioni di noi giornalisti. Abbiamo per mesi scritto paginate sulla crescita dei sovranisti in Europa, ma sia in Spagna che in Polonia l’estrema destra raggiunge risultati decisamente inferiori alle aspettative. In Slovacchia è andata diversamente, certo, con una coalizione che, come scriviamo oggi, si avvia a governare, ma qui – oltre a prendere atto degli errori del governo precedente – c’è una terza lezione da imparare.

La terza: mai sottovalutare le ingerenze straniere. L’incessante disinformazione ha pesato molto nelle elezioni slovacche, lo dicono tutte le analisi, così come hanno pesato gli arrivi nelle settimane prima del voto di migliaia di migranti, abilmente dirottati da Orbàn per condizionare il voto. La lezione valga per tutta Europa: giugno 2024 è dietro l’angolo.

La quarta: mai dare per scontati i processi politici. Abbiamo per mesi scritto di un possibile cambio di maggioranza a Bruxelles dopo le elezioni di giugno. Nulla di tutto questo: Giorgia Meloni e il suo partito conservatore europeo portano a casa la sonora sconfitta polacca dopo quella spagnola e le loro aspirazioni di avere un ruolo importante nelle presidenze della nuova legislatura sono oggi decisamente più flebili. Certo, ora che una “maggioranza Ursula” di popolari, Renew Europe e socialisti ha vinto in Polonia, la sfida per loro sarà resistere alla inevitabile campagna acquisti della (assai potente) destra e poi saper governare insie- me e bene. Ma intanto oggi possiamo chiudere con soddisfazione questa lunga parentesi polacca dicendoci che sì, la democrazia sembra ancora voglia di dare il meglio di sé e di sopravvivere a democrature ed autoritarismi.

Giornalista, genovese di nascita e toscano di adozione, romano dai tempi del referendum costituzionale del 2016, fondatore e poi a lungo direttore di Gay.it, è esperto di digitale e social media. È stato anche responsabile della comunicazione digitale del Partito Democratico e di Italia Viva