La caccia alla libertà di espressione è aperta
I popoli europei celebrino i nomi di Bernard e Paty uccisi da terroristi che odiano la scuola

Dominique Bernard e Samuel Paty. Questi nomi andrebbero incisi nelle nostre coscienze e celebrati dai popoli europei. Sono i nomi di due insegnanti uccisi dal terrorismo islamista. Dominique Bernard è morto ieri, nella sua scuola, mentre cercava di difendere con il suo corpo gli altri. Samuel Paty fu decapitato 3 anni fa, colpevole di aver tenuto una lezione sulla libertà di espressione. Gli estremisti islamici odiano la musica, odiano la danza, odiano la cultura. Lo abbiamo visto con i Buddha di Bamayan abbattuti e con gli strumenti musicali bruciati dai Talebani. Con l’attentato al Bataclan. Con la strage al rave party in Israele.
I terroristi però odiano soprattutto la scuola. La odiano perché in essa si annida il fulcro più profondo dell’Occidente: la cultura, che regala la libertà. Ed è quella libertà che racchiude l’essenza più profonda dell’Occidente. Soprattutto, la libertà di espressione. Gli islamisti odiano ma difendono una loro mostruosa ma precisa identità e idea di mondo. Gli occidentali si vergognano ormai della propria Tradizione. La caccia alla libertà di espressione è aperta: in nome della suscettibilità, si riscopre la censura. L’Europa non è neppure in grado di rivendicare le proprie radici religiose e culturali. Sempre più spesso nelle università anche europee si diffonde la religione della cancel culture. Così come nelle sue istituzioni.
Nessuna ipocrisia: la guerra al terrorismo si combatte con l’intelligence, con la sicurezza, con gli eserciti. Eppure, per combatterla non servono solo soldati che imbraccino le armi, ma anche soldati che imbraccino libri. Sono gli insegnanti, i poeti, gli scrittori, i filosofi, che rivendicano e riscoprono la Tradizione e l’Identità europee. Fatte di croci e di spade, ma anche di Mezzelune, di templi e di Chiese, di illuminismo e di Rivoluzioni, di sangue versato in nome della libertà.
© Riproduzione riservata