Siamo tra i villini liberty dei Parioli, a Roma. Qui un militare israeliano ci raggiunge e ci accompagna all’interno dell’ambasciata e prima del metal detector ci chiede: “Lei è armato?”. Ho solo un telefonino e un bloc notes. Il primo non può entrare, il secondo sì. Le misure di sicurezza sono al massimo livello. La guerra dei terroristi è asimmetrica e può colpire anche a Roma, come è già successo nel 1973 e poi nel 1982. Alon Bar, ambasciatore di Israele in Italia dal 2022, ci riceve nel suo studio con l’espressione di chi sta vivendo il peggior incubo della sua vita.

Cosa sta succedendo in Israele adesso?
«Stiamo dando la caccia ad alcuni, speriamo pochi terroristi di Hamas che potrebbero ancora nascondersi sul territorio nazionale, al Sud. E stiamo riscontrando con sgomento il punto incredibile di crudeltà delle stragi perpetrate ai danni di civili inermi nella giornata tragica dello scorso 8 ottobre. Ci sono stati oltre 1300 morti. Mentre parliamo, i feriti sono 3300, di cui 28 in condizioni critiche e 350 molto gravi. E sono state sequestrate circa 150 persone, tra cui molti minori».
Ci sono state esecuzioni di bambini a cui è stata tagliata la testa?
«Sì, purtroppo è confermato: abbiamo avuto le prove di diverse esecuzioni di bambini a cui è stata tagliata la testa. E mi creda, mai avrei immaginato di dover pronunciare una frase del genere nella mia vita. Praticamente ogni cittadino in Israele conosce qualcuno che è stato colpito direttamente da questo orrore».
Siete mobilitati sul confine nord?
«Siamo preoccupati per il fronte nord. Nelle ultime 24 ore ci sono stati attacchi da Hezbollah e uno dalla Siria con missili partiti per colpire Israele nel suo territorio. C’è stato anche un tentativo di infiltrazione di Hezbollah da Nord, respinto dal nostro esercito».
Lo choc deve essere fortissimo…
«Stiamo vivendo qualcosa che non era mai successo dalla fondazione dello Stato di Israele, nel 1948, a oggi. Se dobbiamo cercare un paragone, si può fare solo con l’Isis. E storicamente con i pogrom dell’Europa dell’Est. Ma stiamo reagendo. La risposta dei riservisti è stata immediata e le operazioni sono coordinate su tutti i fronti con la precisa strategia di stanare Hamas, liberando dalla loro oppressione le popolazioni civili palestinesi che vogliono, come noi, la pace».
Cosa non ha funzionato nell’apparato di sicurezza proverbialmente efficiente di Israele?
«Non lo sappiamo ancora. Le dico la verità. Stiamo adottando soluzioni di emergenza per mettere in sicurezza il Paese, liberare gli ostaggi e combattere Hamas. L’obiettivo è di rendere loro impossibile alcun nuovo tipo di attacco militare nel futuro. Detto questo, sarà aperta una inchiesta formale per definire tutte le responsabilità politiche, militari e di intelligence per capire esattamente cosa e perché non ha funzionato. Potremmo trarre un insegnamento: il solo meccanismo di sicurezza e difesa non basta a prevenire attacchi di questo genere. Adesso dobbiamo assicurarci che Hamas venga disinnescata per sempre, che scompaia dalla mappa del terrore così come è avvenuto con l’Isis».
La debolezza del governo alle prese con intemperie politiche e giudiziarie ha incoraggiato i terroristi?
«C’è stato un dibattito lunghissimo e lacerante, in Israele, che ha coinvolto l’opinione pubblica e dirottato sicuramente l’attenzione da segnali di allarme che forse non sono stati colti. Certamente questi attacchi hanno riunito la società civile israeliana verso una ritrovata coesione, a partire dal governo di unità nazionale che è stato varato due giorni fa e che vede riuniti tutti i partiti in un gabinetto di guerra. La solidarietà e l’unità di tutto il popolo di Israele è l’elemento di maggiore forza dello Stato ebraico ».
Venendo all’Italia, ha ricevuto molta solidarietà anche dalla nostra politica…
«Siamo molto colpiti dalla vostra risposta calorosa, immediata e davvero incoraggiante. Ho ricevuto in pochi minuti i messaggi del Quirinale, di Palazzo Chigi e della Farnesina. Tutti i ministri del governo hanno espresso il loro supporto. E l’incredibile manifestazione all’Arco di Tito ha portato molte migliaia di cittadini in piazza a Roma mi ha commosso, ci ha scaldato il cuore in un momento così drammatico. Le parole dei ministri Nordio e Tajani e di tutti i leader dei partiti sono state importantissime per noi».
Qualche sindaco si è rifiutato di esporre la bandiera con la Stella di Davide. Altri la espongono solo in associazione a una bandiera della pace…
«Posso capire che ci siano idee e sensibilità diverse. Che qualcuno sia più freddo verso Israele è normale, lo sappiamo. C’est la vie. Ed è il bello della democrazia, ognuno vede le cose a modo proprio. Posso solo dire di essere estremamente colpito dalla vasta solidarietà che stiamo ricevendo».
C’è qualcuno che l’ha colpita più di tutti?
«Devo dire che il discorso che ha fatto Matteo Renzi in Senato a proposito della mozione di solidarietà ad Israele, e quello l’altra sera alla manifestazione all’Arco di Tito sono tra i discorsi più belli e più forti che abbia mai sentito pronunciare in favore di Israele in questi anni in Italia. Lo avevo apprezzato, come tutti in Israele, quando da premier era venuto a parlare alla Knesset. La sua posizione verso di noi è sempre stata limpida e forte e per noi è molto importante avere il supporto di leader come lui».
Cosa l’ha colpita dei suoi discorsi?
«‘La bandiera di Israele è la bandiera della pace’. Un politico che dice questo, ha capito l’essenza dell’anima israeliana. E poi quando cita Golda Meir: vi perdoneremo per aver ucciso i nostri figli, non potremo mai perdonarvi per averci costretto ad uccidere i vostri».
Il messaggio che Israele vorrebbe far capire agli italiani qual è?
«Hamas è una organizzazione terroristica che non rappresenta i palestinesi, né Gaza. È una fazione armata a cui non va dato credito e tantomeno aiuti. Bisogna accertarsi che più niente dall’Italia e dall’Europa arrivi nelle mani di questi assassini».
Siete contrari all’invio di aiuti ai palestinesi, o alla West Bank?
«No, per niente. Vogliamo che arrivino tutti gli aiuti umanitari possibili in Cisgiordania e nella West Bank, a condizione che ci si accerti che nulla finisca nelle mani sbagliate».
Hamas è una minaccia per l’Europa, per l’Italia? Potrebbero addestrare terroristi che vengono a fare gli ‘shaid’ anche da noi?
«Hamas è una organizzazione terroristica che si comporta come tale: addestra killer, insegna come farsi saltare in aria. Ha appena replicato il modello Bataclan realizzando da noi quello che era successo a Parigi. Io non ho notizie di intelligence che dimostrino che Hamas stia pianificando attentati sul suolo di Paesi europei. Se la nostra intelligence le avesse, riferirebbe queste informazioni alla vostra. Quel che so di sicuro è che vanno fermati adesso».
Ci sono volontari dall’Italia che si stanno unendo all’esercito israeliano in questi giorni?
«Stiamo ricevendo volontari e riservisti che vivevano all’estero, con doppia cittadinanza israeliana. Dall’Italia sono partiti due aerei pieni di persone che stanno andando in Israele ad aiutare l’esercito».
Ma ci sono anche volontari italiani senza cittadinanza israeliana che chiedono di arruolarsi?
«Forse. (pausa) Intendiamoci: Israele ha la forza per difendersi da solo, ma siamo colpiti dalla grande ondata di solidarietà che sta arrivando dall’Europa e dall’Italia. Per noi è fondamentale sapere che abbiamo l’Italia al nostro fianco».
Gli sforzi diplomatici italiani, il dialogo con tutto il Medio Oriente e con il Nord Africa, è visto bene da Gerusalemme?
«Consideriamo l’azione di dialogo di Giorgia Meloni e di Antonio Tajani di grande valore. L’incontro del ministro Tajani con Al Sisi è stato significativo. Perché l’Egitto può svolgere un ruolo centrale in questa vicenda: Gaza confina con l’Egitto, se loro decidono di accogliere i civili sfollati, Israele non lo impedirà certo. Adesso lo sforzo diplomatico che chiediamo a tutti è concentrato sulla liberazione degli ostaggi».
L’assedio di Gaza quanto durerà? Colpiscono le condizioni in cui versa la popolazione civile, senz’acqua e senza luce…
«Diventerà il tema, lo so. Ma per colpire Hamas non c’era alternativa. Quello che posso dire è che le forze armate israeliane compiono ogni sforzo per portare a termine operazioni chirurgiche, con l’obiettivo di risparmiare tutte le vite possibili. Ci sono stati preavvisi di due ore prima di centrare un obiettivo. E abbiamo preso tutte le misure possibili per scongiurare un attacco di terra a Gaza. Avevamo sempre escluso di mandare lì i carri armati. Ci vuole un po’ di pazienza, il blocco militare durerà lo stretto necessario a garantire il successo dell’operazione e appena possibile Gaza tornerà ai suoi cittadini, liberi dall’incubo dei terroristi armati».
L’assedio a Gaza serve a stanare i terroristi e a capire come si snodano i tunnel sotterranei?
«La nostra intelligence ha molte informazioni ma non sappiamo tutto. Lì sotto sono nascosti depositi di armi e munizioni, alla fine li troveremo tutti».
Chi li ha forniti ad Hamas? L’Iran?
«Gli americani avvertono di non avere prove contro Teheran in merito agli attentati dell’8 ottobre… Non c’è ancora una prova del coinvolgimento diretto di Teheran dietro agli ultimi attentati, ma ci sono molte prove documentali di tutto il supporto, finanziario e bellico, fornito dall’Iran ad Hamas in tutti questi anni».
Cosa risponde ad Abu Mazen che vi chiede di risparmiare i civili a Gaza?
«Auspichiamo che l’Autorità nazionale palestinese riesca ad assumere il controllo di Gaza. Quella città a oggi è una prigione a cielo aperto, e non per causa nostra. Noi controlliamo solo un varco di accesso con Israele. Hamas ne ha fatto una prigione in cui tiene in ostaggio, con le armi spianate, 150 israeliani e un milione e mezzo di palestinesi. Oggi Israele combatte anche per loro».

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.