In questa domenica autunnale, dalle 7 alle 21, circa 29 milioni di elettori, di cui mezzo milione registrati all’estero, si recherà alle urne per eleggere il nuovo parlamento polacco, la camera bassa, il Sejm e la camera alta, il Senat. La legge elettorale prevede una soglia del 5% per le singole liste e dell’8% per le coalizioni di liste. L’affluenza al momento (ore 19) è molto alta: mediamente più del 12% rispetto alle ultime elezioni con dati ben più alti nelle grandi città, ad iniziare dalla europeista Varsavia, il che lascia qualche speranza in più ai partiti di opposizione.

In concomitanza con le elezioni, si terrà un referendum voluto dal Presidente Duda sul recente accordo trovato a Bruxelles sui migranti, che ha visto la Polonia votare contro insieme all’Ungheria. La domanda (riportata letteralmente) del referendum la dice lunga sullo stato di salute della democrazia  polacca, governata dalla destra da ormai dieci anni: “Siete favorevoli all’ammissione di migliaia di immigrati clandestini dal Medio Oriente e dall’Africa, secondo il meccanismo di ricollocazione forzata imposto dalla burocrazia europea?”. Questione migratoria, economia, posizionamento internazionale, lotta contro la burocrazia di Bruxelles, stato di diritto: questi i temi principali della campagna elettorale, con un elettorato mai così polarizzato tra sovranisti ed europeisti. Il partito di governo, primo nei sondaggi, si è descritto come il difensore della sovranità polacca e dei polacchi “normali” contro le “élite” e l’Unione europea: la sua vittoria probabilmente incoraggerebbe altri partiti populisti in Europa; il principale partito di opposizione, Coalizione Civica, favorito dalla popolazione filo europea delle città, ha promesso di “riportare la Polonia in Europa” e di invertire quello che ha descritto – non a torto – come un corso illiberale del paese.

A correre sono quindi innanzitutto i due principali partiti. PiS, Legge e Giustizia (Prawo i Sprawiedliwość), è una coalizione di destra al potere ormai da due legislature: guidata dall’attuale premier Jarosław Kaczyński, esprime anche l’attuale Presidente della Repubblica, Andrzej Duda, al secondo mandato dopo la prima elezione nel 2015 e la seconda nel 2020 (scadrà nel 2025, quindi). Il Pis è un partito fortemente radicato nelle zone rurali della Polonia e particolarmente apprezzato dai numerosi agricoltori del Paese: ha caratterizzato la sua campagna elettorale sui temi dell’immigrazione, del protezionismo economico e del rafforzamento della sicurezza nazionale. In termini di politica internazionale, il PiS – a differenza di altre destre europee, ad iniziare da quella ungherese – si è schierato fortemente a favore dell’Ucraina e contro la Russia.  Contro il PiS, il principale partito di opposizione, la Coalizione Civica (Koalicja Obywatelska) guidata dall’ex premier Donald Tusk e composta dai cristiano democratici di centro-destra di Piattaforma Civica (Partito Popolare), i liberali di Nowoczesna (Renew Europe), i socialdemocratici di Iniziativa Polacca e i verdi. Tre le formazioni che invece possono aspirare a superare la soglia per entrare in parlamento: la Terza Via (Trzecia Droga), una curiosa coalizione guidata da Szymon Hołownia e Władysław Kosiniak-Kamysz e formatasi non molti mesi fa che tiene insieme i liberali di Polska 2050 ed i cristiano democratici del Partito Popolare Polacco, formazione storicamente degli agricoltori; la Sinistra Unita (Lewica Razem), una coalizione formata da 8 partiti politici di sinistra e centro-sinistra guidata da Adrian Zandberg e  Magdalena Biejat; infine la Confederazione di Libertà e Indipendenza (Konfederacja Wolność i Niepodległość),  un’alleanza fra piccoli partiti nazionalisti e di destra radicale.

I sondaggi danno PiS ben lontana dal 43,6% delle elezioni del 2019, ma comunque primo partito con un risultato dal 35 al 37%. Coalizione Civica viene data tra il 29 ed il 30%, con un picco massimo del 31%. La Confederazione di destra gli istituti la danno in caduta libera, dal 14% di luglio al 9% delle ultime rilevazioni. Terza Via viene quotata in crescita intorno al 10-11% mentre infine la Sinistra Unita  intorno al 9%. Tutti i sondaggi danno comunque un numero di indecisi ancora molto alto, superiore ai 4 milioni, potenzialmente più favorevoli a votare per una delle formazioni di opposizione, secondo gli analisti. Il quadro potrebbe quindi essere potenzialmente diverso dal trionfo del PiS nelle due elezioni precedenti: non solo il PiS trionfò nel 2019 portandosi a casa 235 seggi dei 460 assegnati, con una maggioranza assoluta quindi, ma pure nel 2014, con un risultato nettamente inferiore (37,6%) il risultato in termini di seggi fu sostanzialmente uguale, per via degli sbarramenti elettorali.

Se, diversamente dagli anni passati, la coalizione centrista-liberale Terza Via supererà la soglia dell’8% (obiettivo non impossibile stando ai sondaggi), potrebbe davvero succedere che il PiS dopo due elezioni non ottenga la maggioranza assoluta e sia costretto a fare delle alleanze. I numeri ci diranno se le tre opposizioni di centro e sinistra polacche (Coalizione Civica, Terza Via e Sinistra Unita) avranno la maggioranza assoluta: obiettivo molto difficile, ma certamente non impossibile. Se così non fosse l’unica alleanza possibile per il PiS, al momento, potrebbe essere quella con la destra radicale della Confederazione che a quel punto dovrebbe decidere se giocarsi le sue carte fino in fondo, andando alla contrattazione con PiS (non impossibile in realtà, vista la grande capacità dimostrata negli anni dal governo in carica di acquistarsi i favori di pezzi dell’opposizione con nomine in posti di responsabilità ben remunerati).

 

Giornalista, genovese di nascita e toscano di adozione, romano dai tempi del referendum costituzionale del 2016, fondatore e poi a lungo direttore di Gay.it, è esperto di digitale e social media. È stato anche responsabile della comunicazione digitale del Partito Democratico e di Italia Viva