Altro che rivoluzione liberale
Forza Italia alla deriva, la soglia psicologica del 7% e l’incubo delle europee per Tajani
Europeisti sì, ma. La crisi politica di Forza Italia può essere tutta riassunta in questa frase, pronunciata dal capogruppo azzurro in Senato Maurizio Gasparri in un’intervista a Il Foglio pubblicata ieri: “Siamo sempre stati europeisti sì, ma al tempo stesso non ci siamo mai appiattiti su slogan e formule”. L’europeismo del partito che dovrebbe rappresentare la filiale italiana del Partito Popolare Europeo, insomma, è una specie di Sarchiapone. Viene evocato ma nessuno sa di cosa si tratti. E infatti la forza politica fondata da Silvio Berlusconi, al momento di votare la ratifica del trattato sul nuovo Fondo salva-stati, si è astenuta. Né sì né no. Con tanti saluti a una riforma cardine per i colleghi del Ppe a Strasburgo e a Bruxelles. Lo stesso Gasparri, durante il dibattito al Senato, si è sentito “provocato” a tal punto da Matteo Renzi da interrompere l’intervento del leader di Italia Viva con urla e frasi ingiuriose. Poi il capogruppo di Forza Italia si è scusato, ma il Var di Palazzo Madama era già partito. “Non accettiamo lezioni di berlusconismo postumo”, aveva detto Gasparri, tentando di giustificare la sua figuraccia. Resta il dato politico: la reazione scomposta dell’ex ministro berlusconiano è la dimostrazione di come le critiche abbiano colto nel segno. Con Renzi che aveva accusato FI di avere tradito la sua vocazione europeista, incarnata anche dalla visione di Berlusconi, il fondatore degli azzurri, scomparso a giugno scorso.
La confusione in cui versa il partito ora guidato dal vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani si legge ancora attraverso le parole consegnate da Gasparri al Foglio. “Sul Mes abbiamo posto un tema: attenzione a non svincolarlo troppo dal Parlamento europeo”, spiega il senatore. Una presunta critica, che è “del tutto europeista”. Poi la trappola della complessità, per cercare di coprire una posizione ondivaga, che lascia delle domande senza risposta all’interno del Ppe: “L’europeismo si sviluppa in un quadro complesso”. Forza Italia è alla ricerca di una formula comunicativa, nel tentativo di tenere dentro la collocazione popolare ed europeista e la permanenza all’interno di un governo che, nei fatti, ha disatteso questa linea. Ed ecco Gasparri, che parla di “europeismo operoso e attivo”. Una “proposta articolata”, quella di Forza Italia, che verte sulla contrarietà ad alcune proposte europee, come le direttive su case e auto green. “Alcune direttive vanno riscritte, come quelle green su casa e automobile”, conferma l’ex missino, ora custode dell’eredità del berlusconismo.
Anche il voto su queste due direttive ha mostrato la poca affidabilità degli azzurri nello scenario europeo. Tra la fine dell’inverno e la primavera del 2023, i popolari si sono spaccati proprio sulle case e le auto “verdi”. Una spaccatura che ha messo in crisi l’immagine della maggioranza che governa l’Ue, con il decisivo contributo proprio di Forza Italia, che ha fatto sì che il solco all’interno del Ppe fosse ancora più ampio. Dopo le frasi contro Renzi a Palazzo Madama, Gasparri è diventato sempre più loquace. E anche in un’intervista al Corriere della Sera, tre giorni fa, si è lanciato in previsioni alquanto ardite. Pronosticando una Forza Italia tra “il 7 e il 10%” alle prossime elezioni europee. Una forbice abbastanza larga, che lo mette al riparo da errori nella stima del risultato degli azzurri. Ma la verità è che la crisi del partito fondato da Berlusconi è testimoniata anche dai dati degli ultimi sondaggi. Un compendio delle rilevazioni ci è fornito dalla Supermedia Agi/YouTrend, che attesta Forza Italia al 7,3%, in flessione negativa dello 0,3% rispetto alla media del 15 dicembre. Insomma, il 10% pronosticato da Gasparri, ma anche settimane fa da Tajani, appare non di più di una chimera. La soglia psicologica, piuttosto, è il 7%. Al di sotto o attorno a questo risultato partirà il redde rationem interno a Forza Italia. La base del gruppo parlamentare è già insofferente per l’appiattimento sulle posizioni di Meloni. Tajani è avvisato.
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