Cominciano a uscire i dati concreti sugli effetti della guerra in Ucraina e sulle successive strategie nazionali per i rifornimenti energetici. In particolare per l’Italia. Roma infatti nel 2022 ha ridotto significativamente il consumo di gas rispetto al 2021: -10%, pari a -7,5 miliardi di metri cubi, passando quindi a 67,3 miliardi di metri cubi. È ciò che emerge dal rapporto sulla Sicurezza energetica e climatica presentato dall’Istituto Affari Internazionali (Iai) in collaborazione con Environmental Defense Fund Europe (Edfe).

Lo studio sulla sicurezza energetica in Italia

Il rapporto “Riconciliare gli obiettivi di Sicurezza energetica e climatica: il caso dell’Italia” inquadra la strategia del Belpaese: “La diversificazione rappresenta un aspetto cruciale della politica energetica italiana con l’obiettivo di ridurre le importazioni di gas dalla Russia e ridare centralità ai Paesi mediterranei che, pur presentando vantaggi comparativi, devono ancora misurarsi con sfide di natura infrastrutturale e tecnologica. Nell’ottica di rendere l’Italia un hub energetico e un ponte tra l’Europa e l’Africa, è fondamentale affrontare tali sfide in partnership, collaborando per rendere più sicure ed efficienti le reti nazionali e internazionali a partire dall’impegno nel ridurre le emissioni di metano”. Per proteggere consumatori e industrie dal settembre 2021 l’Italia ha stanziato 92,7 miliardi di euro (pari al 5,2% del Pil) di sussidi.

Idrogeno e gas naturale

“L’Italia ha incluso le emissioni di metano nella nuova versione del suo Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC), indicando la riduzione delle emissioni come importante contributo alla lotta al cambiamento climatico e un elemento fondamentale per allineare la sicurezza energetica con le politiche di mitigazione delle emissioni. Il tutto in accordo con la regolamentazione europea che introdurrà presto misure sia per il mercato interno che per le importazioni, fornendo una cornice d’azione in materia di emissioni e creando un collegamento centrale tra gli obiettivi climatici dell’Europa e gli interessi economici e ambientali del Nord Africa” spiega lo Iai.

E l’idrogeno rappresenta un’ulteriore opportunità di cooperazione nella regione EuroMediterranea. Tuttavia, il commercio di idrogeno tra l’UE (Italia) e i Paesi del Nord Africa potrà dare i risultati positivi desiderati per entrambe le parti solo se verranno prese misure per evitare che la produzione di idrogeno per il mercato dell’UE metta a rischio e ritardi gli sforzi di decarbonizzazione nazionale nei Paesi produttori. Gli ostacoli riguardano principalmente la modesta capacità installata di fonti rinnovabili e l’assenza di standard e sistemi di certificazione. In questo contesto, l’Italia, insieme all’UE, dovrebbe promuovere un uso sostenibile dell’idrogeno, favorendo e sostenendo innanzitutto la decarbonizzazione dei sistemi energetici nazionali dei Paesi produttori, per poi creare percorsi di esportazione.

“Il metano rappresenta il secondo maggior responsabile del riscaldamento globale, con un potenziale climalterante di oltre 80 volte superiore a quello dell’anidride carbonica nei primi 20 anni dopo la sua immissione nell’atmosfera”, ha dichiarato Flavia Sollazzo, Senior Director EU Transition Energy di EDFE. “Per l’Italia, incoraggiare la riduzione delle emissioni di metano è un modo per coniugare la necessità della transizione energetica con le preoccupazioni sulla sicurezza degli approvvigionamenti. Le tecnologie per farlo esistono e sono facili da applicare. In questo modo sarebbe possibile per il Paese avvicinarsi agli obiettivi climatici e aumentare allo stesso tempo la liquidità del mercato immettendo più gas nella rete e diminuendo le importazioni”.

Redazione

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