Il gasdotto Nord Stream, danneggiato lo scorso settembre da una esplosione sottomarina lo scorso settembre nel pieno della guerra in Ucraina tra Kiev e Russia, fu sabotato da da un gruppo favorevole all’Ucraina composto da cittadini ucraini e forse russi.

Lo scrive il New York Times citando fonti dell’intelligence americana che hanno parlato col quotidiano della ‘Grande Mela’ in forma anonima. Informazioni preliminari e da approfondire, ma che sembrano dunque “assolvere” Mosca e Vladimir Putin dall’attacco al gasdotto che nelle intenzioni del Cremlino e soprattutto della Germania avrebbe dovuto aumentare le importazioni di gas verso Berlino aggirando tra l’altro Paesi ostili al regime russo come Polonia e Ucraina tramite il mar Baltico.

L’articolo del New York Times sottolinea inoltre che non vi siano al momento prove che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, il suo governo o i comandi dell’esercito fossero coinvolti nel piano.

I gasdotti Nord Stream 1 e 2 erano stati sabotati con due grosse esplosioni sottomarine a settembre dell’anno scorso a 17 ore di distanza l’una dall’altra. I gasdotti erano entrambi chiusi per via delle sanzioni occidentali alla Russia: in particolare il Nord Stream 2 non era mai stato inaugurato. Il loro danneggiamento li rese di fatto inutilizzabili vista la difficoltà e il prezzo di una loro riparazione.

Al momento, va chiarito, le informazioni ottenute dall’intelligence Usa da parte del NYT restano vaghe: i funzionari coperti da anonimato hanno evidenziato che non si tratta di conclusioni definitive ma di una “prima pista” che punterebbe dunque a gruppi filo-ucraini.

Dunque ad agire, stando all’intelligence, sarebbero stati dei sabotare parte di un gruppoche si oppone al presidente russo Vladimir Putin” composto “molto probabilmente da cittadini ucraini o russi, o da una combinazione dei due”.

A piazzare gli esplosivi che materialmente hanno danneggiato i gasdotti sarebbero stati dei sommozzatori esperti ma non affiliati ad alcun esercito e agenzia governativa ucraina o russa, pur se non si esclude un loro passato militare.

Vladimir Putin ha sempre parlato di un “atto di terrorismo internazionale” puntando il dito verso Kiev e i suoi alleati occidentali, mentre dall’altra parte Zelensky e soci accusano il Cremlino di auto-sabotaggio per alzare il livello del conflitto in corso.

È in questo quadro che lo scorso mese il leggendario reporter americano Seymour Hersh aveva parlato in un suo articolo di un piano dell’intelligence americana per sabotare il gasdotto, inchiesta che la Casa Bianca aveva definito “completamente falsa”.

Sull’incidente al Nord Stream ci sono tre inchieste in corso, ancora non si è arrivati ad una conclusione, aspettiamo la fine delle indagini“, ha invece detto il portavoce per la sicurezza nazionale americana, John Kirby, a proposito della notizia del New York Times che sarebbe stato un gruppo pro-Ucraina a sabotare il gasdotto l’anno scorso. “A quanto ne sappiamo, come ha detto già il presidente Biden, è stato un sabotaggio“, ha aggiunto.

Da parte ucraina, comunque non tirata in ballo per quanto riguarda le ‘alte sfere’ del governo, è arrivata ovviamente una secca presa di distanze dall’inchiesta del NYT. “L’Ucraina non ha niente a che fare con queste rivelazioni e non ha alcuna informazione si presunti gruppi di sabotatori pro-ucraini”, è stato il commento di Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia