L'attacco dopo il fallimento della "fase 2"
Gaza, si tratta solo con le bombe: la massima pressione di Israele per liberare ostaggi e “distruggere Hamas”
Più di 400 morti: è ancora guerra Bibi: “Ora negoziati solo sotto il fuoco”. L’ambasciatore israeliano all’Onu Danon. Il leader della sinistra, Yair Golan: “Non dobbiamo lasciare che la follia vinca”

(Da Gerusalemme)
I raid sono iniziati a notte fonda. Un attacco a sorpresa, poco prima delle due, con i missili che sono piovuti su tutta la Striscia di Gaza. Il bilancio dei morti fornito da Hamas non lascia dubbi: sono più di 400 le vittime dei bombardamenti. E il pericolo ora è rappresentato anche dagli altri fronti di guerra. Mentre l’ambasciatore israeliano presso le Nazioni Unite, Danny Danon, ha detto che Israele non mostrerà “alcuna pietà” finché Hamas non avrà liberato tutto gli ostaggi.
Il premier Benyamin Netanyahu: “D’ora in avanti, Israele agirà con una forza crescente contro Hamas e i negoziati avverranno solo sotto il fuoco. Continueremo a combattere fino a raggiungere tutti gli obiettivi della guerra: la liberazione degli ostaggi, l’eliminazione di Hamas e la fine della minaccia da Gaza. Alcuni commentatori diffondono bugie, insinuando che le decisioni dell’Idf siano dettate da considerazioni politiche. Ripetono solo la propaganda di Hamas. Ma voglio dire chiaramente ad Hamas: non contate su questo. Nulla ci fermerà dal raggiungere i nostri obiettivi”.
Hamas e le trattative fallite sulla fase due
La tensione era alta da diverse settimane, da quando la “fase uno” della tregua è terminata senza che Israele e Hamas siano riusciti a raggiungere un accordo sulla “fase due”. Il tira e molla si è riversato tanto sul tavolo del Cairo che su quello di Doha. L’inviato di Donald Trump, Steve Witkoff, aveva proposto il prolungamento della tregua per altre settimane, almeno fino alla fine del Ramadan e della Pasqua ebraica, e uno scambio tra ostaggi e detenuti palestinesi. Ma Hamas ha rifiutato, chiedendo di avviare immediatamente le discussioni sulla fase due e proponendo una consegna degli ostaggi diversa da quella voluta dal governo israeliano. Gli Stati Uniti, insieme a Egitto e Qatar, avevano provato a trovare un compromesso, senza riuscire nella difficile impresa. E ieri, da Washington è arrivato il via libera a Benjamin Netanyahu. Proprio mentre gli USA hanno ripreso gli attacchi contro gli Houthi in Yemen.
La massima pressione di Israele
“Hamas avrebbe potuto rilasciare gli ostaggi per estendere il cessate il fuoco, invece ha scelto il rifiuto e la guerra”. Così si è espresso il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, Brian Hughes, al Times of Israel. E l’impressione è che la strategia della “massima pressione” sull’Iran sia scattata in via definitiva. Dalle viscere della Striscia di Gaza, Hamas ha condannato la mossa di Netanyahu. Utilizza la guerra come “ancora di salvezza” politica hanno tuonato dal movimento. Ha “deciso di sacrificare” i 59 ostaggi rimasti a Gaza (di cui 22 ancora vivi) e “imporre loro una condanna a morte”. Queste le dichiarazioni di Hamas. Ma il segnale lanciato da Netanyahu è stato chiaro: la tregua è saltata. E le operazioni sono la risposta più dura allo stallo nei negoziati.
L’esercito israeliano ha ordinato l’evacuazione di tutti i residenti della Striscia di Gaza che si trovano al confine con lo Stato ebraico. Su X il portavoce in lingua araba dell’Idf, Avichay Adraee, ha esortato gli abitanti di “lasciare immediatamente” aree “pericolose” perché “zone di combattimento”. In particolare Beit Hanoun, Khirbet Khuza’a, Abasan al-Kabira e Abasan al-Jadida. “L’Idf ha lanciato un’offensiva potente contro le organizzazioni terroristiche” hanno chiarito dall’esercito che, nel tardo pomeriggio di ieri ha intercettato con successo dalle difese aeree un missile balistico lanciato contro Israele dai ribelli Houthi, sostenuti dall’Iran, Non sono stati segnalati danni o feriti.
Israele continuerà a combattere contro Hamas “fino a quando gli ostaggi non saranno tornati a casa e non saranno stati raggiunti tutti gli obiettivi” ha affermato il ministro della Difesa Israel Katz. Ma la politica israeliana ora è di nuovo spaccata. Il “falco” dell’ultradestra, Itamar Ben-Gvir, ha elogiato la ripresa degli attacchi dicendo che “è il passo giusto, morale, etico e più giustificato per distruggere Hamas e riportare indietro i nostri ostaggi”. “Non dobbiamo accettare l’esistenza dell’organizzazione Hamas e deve essere distrutta”, ha aggiunto l’ex ministro della Sicurezza interna. E dopo alcune ore il partito di Ben-Gvir, Otzma Yeudith, e il Likud di Netanyahu hanno annunciato la ripresa della coalizione. Una scelta anticipata da molto critici del governo, che dalla scorsa mattina hanno accusato Netanyahu di avere avviato un’operazione militare a Gaza per riavere Ben Gvir nella coalizione in una fase in cui il premier è sotto pressione per il siluramento della capo dello Shin Bet, Ronen Bar, ed è pronta una nuova ondata di proteste.
Il leader della sinistra, Yair Golan, ha accusato il premier di usare soldati e ostaggi come pedine nel “suo gioco di sopravvivenza”. Gli israeliani “non devono lasciare che la follia vinca”, ha tuonato Golan, ma protestare per togliere lo Stato ebraico “dalle mani di quest’uomo corrotto e pericoloso”. Mentre il Forum delle famiglie degli ostaggi ha rilasciato una dichiarazione accusando il governo di “aver scelto di rinunciare alla vita dei rapiti”. “La più grande paura delle famiglie, degli ostaggi e dei cittadini israeliani si è realizzata”, si legge nella nota, “siamo inorriditi, furiosi e spaventati”.
© Riproduzione riservata