Critiche alla Bce: "La politica monetaria ha rallentato la crescita"
Giorgetti avvisa ministri, partiti e Meloni: “Nella manovra basta richieste irreali, con aumento tassi persi 14-15 miliardi”
Critiche alla politica monetaria della Banca Centrale Europea e la consapevolezza che nella prossima manovra di bilancio, con buona pace della premier Giorgia Meloni e del leader leghista Matteo Salvini, mancheranno 14-15 miliardi ‘grazie’ all’aumento dei tassi di interesse. Ne è convinto Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia, che nel corso del convengo “Le Buone Leggi. Semplificare per far ripartire l’Italia”, ha affrontato il delicato tema della prossima manovra che, nonostante i proclami dei mesi scorsi, vedrà il Governo disattendere le promesse fatte. In Europa “siamo tutti messi male, è evidente che la politica monetaria restrittiva aveva obiettivo di rallentare la crescita dell’economia e devo dire che lo ha brillantemente raggiunto”.
Anche l’obiettivo di portare l’inflazione al 2% “è di là da venire ma che l’economia stia rallentando, molto in Germania e abbastanza purtroppo anche da noi e negli altri paesi, è un dato anch’esso evidente”. “L’Italia – aggiunge Giorgetti – chiede l’esclusione degli investimenti dal patto di stabilità e crescita perché l’introduzione di questa regola dal 2024 in avanti per un Paese come l’Italia, che ha 80 miliardi al minimo purtroppo in continuo aumento di superbonus da pagare sul debito nei prossimi 3-4 anni, e ha spese importantissime di investimento finanziate coi prestiti del Ngeu è matematicamente impossibile rispettare quella regola” di riduzione del debito.
Da qui l’appello a ministri e leader politici a essere pragmatici e al passo con i tempi che corrono: “Quando si fa una legge bilancio ci sono sempre richieste dei partiti e dei ministri ben al di là delle reali possibilità, poi però nel bilancio dello Stato a un certo punto si tira una linea e quella deve quadrare. Siccome a breve il Parlamento deve approvare il numeretto di deficit che sta sotto la linea che poi dobbiamo anche presentare in Europa, bisogna – aggiunge Giorgetti – mettere un numero che sia ragionevole e che dimostri la volontà di tornare a una politica fiscale prudente, compatibile con il livello di debito”.
Lo stesso richiamo arrivato anche dall’Ocse, Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo: adottare politiche che assicurino la sostenibilità del debito. “Quello che mi spaventa – ha spiegato Giorgetti – non è tanto il giudizio della Commissione Ue: a me fa paura la valutazione dei mercati che comprano il debito pubblico e dico ai ministri che rispetto il loro operato ma tutte le mattine ho il problema di vendere il debito pubblico”.
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