Vacanze finite. Autunno impegnativo alle porte. Sulla griglia di partenza Fratelli d’Italia resta tranquillamente in pole (fanno notizia solo le nomine di partito, che in realtà rendono ufficiale quanto era già da tempo ufficioso). Forza Italia fatica moltissimo a farsi vedere e deve scegliere chi succederà a Silvio Berlusconi in Senato. L’elezione suppletiva non è mai scontata, perdere un seggio al Senato sarebbe un problema per la maggioranza, e si sfregerebbe la memoria del Fondatore.

La Lega prosegue il suo cammino nel tira e molla tra promettere (Salvini) e frenare (Giorgetti è stato chiaro già più volte sulla manovra, che però, se proprio non può essere un esempio di calcio champagne, dovrà dare dei segnali evidenti e inequivocabili se non per quantità, almeno per qualità sulla road map delle promesse elettorali: meno spesa pubblica, più libertà fiscale e burocratica per chi vuole fare).

L’impressione è che con i soldi del Pnrr ancora da blindare, con la difficilissima trattativa sulla riforma del Patto di Stabilità e l’esigenza di inviare per metà ottobre a Bruxelles la manovra, il Governo sia alla ricerca di un accreditamento definitivo in Europa, dove l’iniziativa sugli extrapofitti (giustamente) non ha fatto fare i salti di gioia a nessuno. E sullo sfondo ci sono le Europee, che la premier Meloni può puntare ad affrontare senza competitori in crescita nel centrodestra. Per questo può tenere un atteggiamento conservativo anziché esplosivo, che le faccia guadagnare statura istituzionale anziché elettorale, visto che il risultato è già in cascina.

In mezzo, vedremo se la scommessa del centro lanciata da Italia Viva funzionerà. Di certo Mara Carfagna, Stella Gelmini, Giusi Versace, tutte figlie politiche di Silvio Berlusconi e dichiaratamente assetate di centrismo, non possono arrivare ad abbracciare Elly Schlein e il suo moderno comunismo statalista e dirigista, senza apparire blasfeme. Nel Partito Democratico osserveremo torsioni figlie della necessaria polarizzazione che la segreteria Schlein dovrà imprimere al partito sui temi chiave che maggioranza e informazione porranno come prioritari (mica si potrà parlare tutto l’inverno solo del libro del Generale Vannacci, o dei conti saldati dalla premier Meloni a quattro ragazzotti che hanno fatto il vento in un ristornate di Tirana).

I Cinquestelle seguono la deriva senza proporre, ma non basterà aizzare la quota di questuanti che a Napoli e Palermo (c’era criminalità ieri in piazza?) chiede di essere campata da chi lavora e paga un sacco di tasse, dimenticando che il reddito di cittadinanza era a tempo, non perenne. Io assisterò in attesa di vedere meno regole per avviare attività nuove, meno tasse per chi lavora e cerca lavoro, tagli di spesa pubblica con cui finanziare tutto ciò, e riforma della Giustizia che spunti le unghie ai pm esibizionisti. Spero di non addormentarmi nell’attesa.

Andrea Ruggieri

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