Una sospetta attività di spionaggio nei confronti di giornalisti italiani su cui il governo, al momento, non riesce a far luce. Il caso è esploso in seguito alle segnalazioni di Francesco Cancellato, direttore di Fanpage, e Luca Casarini, fondatore dell’ONG Mediterranea Saving Humans, attiva nel soccorso ai migranti. Entrambi hanno rivelato di aver ricevuto da Meta un avviso riguardante una possibile compromissione dei loro dispositivi. Nel messaggio, si leggeva che a dicembre WhatsApp aveva bloccato le operazioni di una società di spyware, ritenuta responsabile di attacchi informatici. L’avviso avvertiva della possibile ricezione di un file malevolo, sfruttando una tecnologia di sorveglianza avanzata chiamata zero click, che non richiede alcuna interazione da parte della vittima per attivare il malware.

La spia ‘Graphite’

In particolare, lo spyware coinvolto sarebbe Graphite, prodotto dalla società israeliana Paragon Solutions. Secondo quanto rivelato da Palazzo Chigi, almeno sette cittadini italiani – tra cui alcuni giornalisti – sarebbero stati colpiti dall’attacco informatico, veicolato attraverso WhatsApp. Per affrontare l’emergenza, è stata attivata l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (Acn), che dipende direttamente dalla Presidenza del Consiglio. Nonostante ciò, Acn non è stata informata dell’identità degli utenti colpiti, che sono stati avvisati direttamente da Meta per ragioni di privacy.

Chi è stato spiato

L’attacco hacker non ha riguardato solo l’Italia. Nelle 90 persone tra giornalisti e attivisti sotto osservazione,  le utenze compromesse si trovano anche in Belgio, Grecia, Lettonia, Lituania, Austria, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Germania, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna e Svezia. Il quotidiano The Guardian ha inoltre rivelato l’identità di un altro attivista finito nel mirino dello spyware: si tratta di Husam El Gomati, un cittadino libico residente in Svezia e noto per le sue critiche nei confronti dell’Italia, accusata di essere complice degli abusi contro i migranti in Libia.

Chi sono clienti di Paragon Solutions

Il governo ha negato qualsiasi coinvolgimento, escludendo che le persone coinvolte fossero sotto monitoraggio da parte dell’intelligence, eppure  il quotidiano israeliano Ha’aretz ha riportato che Paragon Solutions aveva due clienti in Italia: un’agenzia di polizia e un’organizzazione di intelligence. Entrambi di ambito governativo dunque, disconnessi dall’accesso a Graphite dopo l’esplosione del caso. Il Partito Democratico ha presentato un’interrogazione parlamentare per chiedere se l’Italia sia tra i governi che hanno acquistato il software spia, ribadendo in apertura di seduta in Aula alla Camera la necessità un’informativa urgente. Domanda rimasta inevase. Palazzo Chigi si è soltanto detto disponibile a riferire al Copasir per ogni questione legata all’uso di strumenti di sorveglianza da parte dell’intelligence. Nel frattempo, Paragon Solutions ha confermato a The Guardian di aver interrotto ogni rapporto commerciale con l’Italia già dal venerdì precedente alla diffusione della notizia, senza fornire dettagli sulla natura di questi accordi né sull’identità degli interlocutori italiani. Nessuna certezza, solo tanti interrogativi che lasciano intravedere un’altra nube di mistero sulle operazioni del governo italiano.

Redazione

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