Il Ministro della Giustizia Carlo Nordio ha inaugurato ieri l’Anno giudiziario presso la Corte di Cassazione alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, parlando di “Riforma doverosa verso gli elettori”. Il Viceministro Francesco Paolo Sisto, Forza Italia, conferma le stesse parole al Riformista.

La maggioranza sulla riforma della giustizia andrà fino in fondo?
«Dobbiamo fare sul serio perché i cittadini vogliono che facciamo sul serio. La riforma costituzionale della separazione delle carriere era nel programma con cui abbiamo vinto le elezioni. Siamo stati eletti, è nostro dovere realizzare il programma».

Dunque dialogo sì, ma su separazione carriere e nuovo Csm non ci saranno passi indietro.
«Vorrei ricordare che noi siamo i rappresentanti degli italiani, in Parlamento. Nella democrazia rappresentativa funziona così. Da tanto deriva che questa protesta dell’Anm contro una legge già votata da un ramo del Parlamento – con un percorso legislativo avviato – è anomala: non protestano contro un Ministro, contro il governo, bensì contro il Parlamento e quindi protestano contro gli italiani che lo hanno votato. Questo a me sembra un passaggio, pur paradossale, non secondario».

Il dissenso, viene detto, è sempre legittimo…
«Il dissenso è legittimo ma trova qui dei modi di esternazione assolutamente inopportuni. È una protesta anomala, del potere giudiziario contro il legislativo».

Anomala ma nient’affatto irrituale. L’Anm negli ultimi trent’anni ci ha abituati a protestare contro ogni ipotesi di riforma. Quasi un classico.
«Qui il fattore aggiuntivo è che se l’ANM se la prende con un provvedimento già votato. Il dato particolarmente dissonante rispetto alla ritmica dei ruoli costituzionali – che l’articolo 101 scandisce mirabilmente – riguarda la suddivisione dei poteri. Il Parlamento scrive le leggi, la magistratura le applica. La Costituzione è perentoria e chiarissima nel definire le regole di funzionamento della democrazia».

Mentre adesso cosa succede?
«Una di queste componenti si rivolta verso l’altra, correndo altresì il rischio ,con queste modalità esasperate, di fare autogol, minando proprio quell’autonomia e indipendenza che intende difendere. E poi difendere da chi? La riforma non tocca minimamente questi due fondamentali pilastri, autonomia e indipendenza devono essere preservate e con rigore».

Quasi un conflitto istituzionale.
«È un conflitto tra poteri dello Stato, inutile e dannoso: non credo alle guerre di religione, ne fanno le spese i cittadini. È necessario, come suggerito saggiamente ieri dalla Presidente Cassano e dal Procuratore Salvato, abbassare i toni, da parte di tutti e convintamente».

In cosa consisterà la protesta delle toghe?
«Spero che non si allontanino, così da evitare, anche simbolicamente, il non dialogo».

Cosa penseranno i cittadini, a suo avviso?
«Nessuno può essere entusiasta di questa mala effervescenza, perché il sistema-giustizia, se ha frizioni di questo livello, pregiudica tutto e tutti».

Il centrodestra ha i numeri per portare a termine le riforme, ma la prescrizione rimane al palo, vige ancora la Bonafede. E la riforma su questo punto è ferma in Senato da più di un anno…
«C’è un ritardo eccessivo nel portare nell’aula del Senato quello che è stato già, e da tempo, approvato alla Camera. Ci saranno sicuramente motivazioni di carattere procedimentale e tecnico, ma mi sembra sia davvero giunta l’ora di portare la nuova prescrizione a compimento. Arriverà a destinazione, come il provvedimento sugli smartphone, come la norma sulla motivazione rafforzata per la proroga delle intercettazioni».

E la separazione delle carriere.
«Con la ragionevole speditezza che deriva dalla natura articolata della procedura , approveremo anche quella. La stiamo realizzando nel rispetto dell’art.138 della Costituzione, senza patologie: il Pm sotto l’esecutivo non c’è, l’obbligatorietà dell’azione penale non viene intaccata. Tutti i fantasmi immaginari di cui parlano le opposizioni non esistono. Li agitano in maniera pretestuosa, usano, per utilizzare una espressione plastica, ologrammi patologici. Faremo il nostro dovere, fino a dare la parola finale agli italiani, con il referendum».

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.