È un uno-due che deve far riflettere i politici quello che Mario Draghi mette a segno in 48 ore in cui, a detta di molti osservatori, doveva succedere poco o nulla. Vittima, anche palazzo Chigi, della “palude” della politica sempre più intenta ad alzare le proprie adorate e inutili bandierine con l’avvicinarsi del semestre bianco e delle amministrative di ottobre. Giovedì l’unanimità ottenuta in Consiglio dei ministri per licenziare la riforma della giustizia penale con l’affossamento nei fatti della prescrizione Bonafede. Ieri, nella calura di un venerdì pomeriggio estivo, il Ministro economico Daniele Franco ha calato le carte. D’intesa con Mario Draghi hanno deciso che la presidente della Rai sarà Marinella Soldi e il prossimo amministratore delegato sarà Carlo Fuortes. La prima al posto dell’uscente Marcello Foa. Il secondo in sostituzione di colui che molti hanno definito “un’occasione sprecata”, l’uscente Salini.

Come è noto, i partiti invece non riescono a trovare l’accordo sui membri per il Cda, senza il quale peraltro non è possibile eleggere presidente e ad (nomine che toccano al governo). La scorsa settimana i partiti hanno rinviato la votazione dei quattro membri del Cda. Hanno dato la colpa ai 5 Stelle che non avevano avuto il tempo di concentrarsi sulla Rai. La realtà è che un po’ tutti, Lega compresa, sono in alto mare. “La prossima settimana” è stata la promessa. Per evitare che i rinvii diventino pericolose abitudini, palazzo Chigi ha spazzato via alibi e anticipato i suoi tempi. Ha calato la sue carte lasciando il cerino nelle mani delle segreterie e dei capi politici. Mossa inattesa. Ma che non deve sorprendere visto che da aprile, appena avuto il tempo di mettere il naso nei bilanci di viale Mazzini, dal Mef si è alzato un atto d’accusa durissimo: l’azienda è sull’orlo del baratro, sempre più in difficoltà dal punto di vista finanziario, in calo di ascolti e di ricavi, e in grave ritardo sul digitale. Urge mettere in fretta gente competente per evitare il baratro. “Finalmente i manager, adesso vi dimostriamo noi cosa vuol dire informazione di qualità. Fuori i partiti dalla Rai” era il grido unanime di Salvini e Di Maio. Erano i primi mesi della diarchia gialloverde.

Tra le tante cose che potevano succedere in tre anni – al netto del giro vorticoso di governi – l’unica che non è successa è il riscatto e la ripartenza della Rai. Il ticket sovranista Foa-Salini si è rivelato fallimentare. Lo dicono i conti. E gli ascolti. Non è qui il caso di parlare di lottizzazioni, spartizioni, telegiornali appaltati ad un leader piuttosto che ad un altro. Fa ancora più tristezza vedere come in questo triste finale di scena Foa e Salini si scambino accuse a vicenda.
Il ticket Soldi-Fuortes piace più a sinistra che a destra, dove non piace per nulla, e già sono partite le accuse. «Fuortes è in quota Pd» dice la Lega. Devono almeno avere l’umiltà di leggere un curriculum. Scopriranno che Soldi è una economista nata in Toscana e cresciuta a Londra con ricco curriculum nella tv. Fuortes è un manager ed economista specializzato sui temi dell’economia della cultura, la gestione di teatri, musei, beni culturali, spettacolo dal vivo, televisione e cinema. Dai curriculum, per l’appunto, le destre scoprirebbero che sono la coppia giusta alla guida della “principale azienda culturale italiana”, la Rai.

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Giornalista originaria di Firenze laureata in letteratura italiana con 110 e lode. Vent'anni a Repubblica, nove a L'Unità.