I "prediletti"
Gli artisti preferiti di Vittorio Sgarbi: il gotha del critico e sottosegretario alla Cultura del governo Meloni

Quella che Vittorio Sgarbi ha rilasciato al quotidiano La Stampa è un’intervista molto più larga del suo pretesto: il dibattito del quotidiano torinese sul ruolo e la funzione dei critici e della critica, di recensioni e stroncature all’interno dell’industria culturale. Durissimo il sottosegretario del governo Meloni: per lui il critico d’arte oggi è “un cameriere di pranzi allestiti da altri, a cui partecipa invitato per poi ricambiare alla mostra che curerà lui. Ci sono stati gli storici dell’arte, i critici dell’arte, i critici militanti, i critici indipendenti, i curatori e i curatori indipendenti. Questi ultimi si credono i migliori, ma sono i più schiavi di tutti. Non a caso gli artisti in voga sono sempre gli stessi da mostrare alle Biennali. Chi sta all’opposizione o ha grande personalità o viene emarginato”.
Per Sgarbi “i critici anticipano, illustrano, ma sono in realtà degli uffici stampa o il loro prolungamento”. E infatti lui si sente “un sopravvissuto di un’epoca che non c’è più” perché “oggi conta solo il gusto del mercato. Quello personale non c’è più, perché tutto passa come opera d’arte”. Come sempre senza peli sulla lingua il critico d’arte, personaggio anche noto al grande pubblico per i suoi lunghi trascorsi televisivi che lo hanno reso un volto noto agli italiani. Fosse per lui i musei sarebbero gratis, eliminerebbe la distinzione tra museo e mercato, sdoppierebbe alcuni musei e ne ingrandirebbe altri.
È stimolante la scelta degli artisti “prediletti” da Sgarbi, stimolato dall’intervistatore. Prima però una guida su come riconoscere opera d’arte: il sottosegretario apprezza “la capacità manuale e l’intelligenza, poi oggi ci possono essere anche altri lati legati alle nuove tecnologie”. Il suo Gotha personale: “L’artista la cui pittura supera la vita stessa è Diego Velàzquez. Poi Ercole de’Roberti, che dal 16 febbraio sarà al centro di una mia mostra a Palazzo dei Diamanti a Ferrara. E Tanzio Da Varallo, in alternativa a Caravaggio e dalle ancora più radicate contraddizioni”.
La scelta sui contemporanei cade su Grant Wood, Domenico Gnoli, Gino De Dominicis e Luigi Serafini. Definisce “vangeli” i suoi libri preferiti: “Ricordi politici e civili di Francesco Guicciardini, L’Ecclesiaste, Finzioni di Jorge Luis Borges e Le Quartine di Omar Khayyam”.
© Riproduzione riservata