La denuncia
Gli psichiatri scrivono a Mattarella: la Salute Mentale rischia il collasso
Non è passato un anno dalla morte della psichiatra Barbara Capovani, uccisa brutalmente, dopo aver finito il suo turno lavorativo nell’ospedale Santa Chiara di Pisa. Questa tragedia aveva scosso tutti. I suoi organi donati per salvare altre vite. Minuti di silenzio per onorarla. Nastro nero al braccio di tutti i medici e una medaglia al merito. Gli specialisti scrissero note, lettere di sdegno e di dolore evidenziando tutte le problematiche del loro comparto. Chiedevano aiuto e una mano tesa. Promesse legislative. Poi, il silenzio.
Di nuovo abbandonati. Eppure il Rapporto annuale sulla salute mentale, presentato a ottobre scorso, ha indicato che nel 2022 le persone psichiatriche assistite dai servizi specialistici in Italia sono 776.829, ovvero 154,2 ogni 10.000 abitanti adulti. Il capo dello Stato, Sergio Mattarella, in occasione della giornata mondiale della salute mentale, il 10 ottobre scorso, in un messaggio inviato al ministro della Salute, Orazio Schillaci, aveva sottolineato come le disfunzioni mentali siano «circondate da un silenzio frutto del pregiudizio» alimentando così «il disagio», che colpisce «un numero crescente di adolescenti e giovani, già messi a dura prova dalla crisi della pandemia e dall’affacciarsi in Europa dei conflitti armati degli ultimi anni». Per arginare questo preoccupante fenomeno, il presidente della Repubblica aveva dichiarato che «è responsabilità comune promuovere politiche di prevenzione, di presa in carico precoce, inclusione e sostegno, fornendo ai ragazzi gli strumenti per crescere in salute e alle loro famiglie il giusto supporto».
È proprio a lui che oltre 500 operatori di salute mentale hanno sottoscritto una lettera, l’8 aprile scorso, per riaccendere i riflettori sulle gravi ferite in cui versa il comparto sanitario mentale. Il titolo della nota indirizzata al Quirinale è eloquente, “Basaglia si rivolta nella tomba”. La denuncia inizia così: «Signor Presidente, ci permettiamo di sottoporre a Lei, in quanto rappresentante di tutti i cittadini, le riflessioni amare e appassionate di un giovane collega psichiatra, in cui ci riconosciamo pienamente. A sottoscriverle è un vasto gruppo di operatori di salute mentale, diversissimi per storia, età, provenienza geografica, ruolo all’interno del Servizio Sanitario Nazionale, di cui troverà le firme in calce». I medici sottolineano che «i servizi di salute mentale hanno un’importanza cruciale, soprattutto per le fasce più deboli e bisognose della popolazione. L’Italia non può permettersi di assistere impotente alla loro regressione, processo in atto da anni, e noi, impegnati in prima linea, non possiamo permetterci di tacere».
«Il nostro compito – si legge nella missiva inviata al Quirinale – è affrontare ogni giorno la sofferenza mentale dei cittadini nelle sue forme più gravi e laceranti. A un anno dal brutale assassinio della psichiatra Barbara Capovani, sentiamo il dovere di esprimere il nostro senso di indignazione e sfiducia nel sistema attuale, ma anche la determinazione a non arrenderci di fronte al declino e all’ingiustizia, perché una svolta non è più rimandabile».
Recentemente si è celebrato il centenario della nascita di Franco Basaglia, psichiatra e neurologo, ispiratore di quella legge 180 del ’78 che cambiò l’approccio alla malattia mentale, sancendo la chiusura dei manicomi e riformando con lungimiranza il sistema di cura del disagio mentale e dell’assistenza ai pazienti malati. Proprio su questo oltre 500 medici nella missiva si interrogano retoricamente: «Ma cosa penserebbe Basaglia della situazione attuale dell’assistenza psichiatrica italiana?». Stefano Naim, giovane e brillante psichiatra in servizio a Carpi primo firmatario dell’appello al capo dello Stato, descrive, nella lettera indirizzata al Quirinale, una giornata ordinaria tipica di lavoro.
«Ieri. Guardia fino alle 20. Esco alle 23. Davanti a te, la scelta tra rimanere “sordo” all’angoscia dei pazienti, e andare presto a casa (in fondo, quella guardia neanche ti toccava). Oppure ascoltarli, i pazienti, per come meritano. Ma sapendo che sacrificherai te stesso. I tuoi bisogni personali. Che uscirai di notte. E che poche ore dopo tornerai in CSM (Centro di Salute Mentale). A coprire forse un’altra guardia, che non dovresti fare. Ma che farai. Perché non ci sono medici». Naim continua il suo racconto: «La scelta, obbligata, tra sacrificare l’interesse per la gente, per garantire la tua conservazione. Oppure viceversa. Nell’indifferenza del sistema, marcio, che non pensa più a cosa serve per garantire la salute della gente – e dei suoi operatori – ma al contrario i suoi operatori li divora, ne calpesta la dignità, ne prosciuga la passione. Non ci sono medici? Non è un problema, farai il doppio tu. Ovviamente a gratis». Tutto questo, «sulla pelle dei pazienti, smarriti e delusi. E degli operatori. Che il sistema sanitario lo lasciano. Indignati. Sfiniti. O tutti e due. Basaglia parlerebbe, forse, di tutto questo alla gente. Parlerebbe di un nuovo manicomio, fatto di disinvestimento e disinteresse. Spiegherebbe alla gente perché se va in Pronto Soccorso, o in un Centro di Salute Mentale, trova un giovane neanche specializzato, o un medico preso una tantum, a “gettone” (che spesso nemmeno conosce la tua lingua) o un medico che ti ascolta solo per 5 minuti, o che fa solo finta di ascoltarti. Spiegherebbe che questo sistema produce malattia. E fa carne da macello di chi si oppone al suo funzionamento malato».
Il giovane psichiatra chiosa con questa amarissima riflessione: «Sarebbe interessante parlarne oggi con Basaglia. Forse avrebbe orrore, nel vedere come sono messi oggi i suoi servizi. Logori, prosciugati di risorse, e dello spirito con cui (e per cui) sono nati. Chissà cosa farebbe, lui, per contrastare questa desertificazione. Io, che in confronto a lui non sono nessuno, ma ho capito che o mi ammalo o rinuncio, intanto denuncio. Forse gli farebbe piacere. Lo spero. Buon compleanno Basaglia». Fatica, dolore e frustrazione di non riuscire a garantire adeguati livelli di assistenza a pazienti e famiglie gravemente sofferenti. Un appello d’amore straziante da parte di neuropsichiatri, medici e psicologi affinché il comparto di salute mentale non collassi.
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