Introdotto da Londra prima di Natale, il certificato vaccinale inglese, verrà con ogni probabilità abolito il 26 gennaio, giorno in cui il governo di Boris Johnson rivedrà le norme anti-Covid e le disposizioni in vigore. A resistere potrebbe essere solo l’obbligo di mascherine al chiuso.

A rischio ‘ban’ c’è anche il lavoro da casa che, se fosse superato, lascerebbe come unica restrizione solo le mascherine al chiuso perché quelle all’aperto non sono mai state imposte in Gran Bretagna, in nessuna fase della pandemia.

Quando era stato introdotto il mese scorso, il green pass aveva visto la ribellione di ben cento deputati conservatori e la misura era passata solo grazie al sostegno dei laburisti (anche i liberal-democratici avevano votato contro). Persino Lord Frost, il ministro pro Brexit, quando si è clamorosamente dimesso a dicembre ha citato il green pass come una delle principali ragioni del suo strappo.

BoJo, politicamente indebolito come lo è ora, soprattutto dopo lo scandalo del festino per cui è stata chiesta la sua testa, non avrebbe la forza di imporre una proroga della misura senza rischiare di essere estromesso da Downing Street.

Unica giustificazione sulla marcia indietro del governo sono i dati positivi che arrivano sul fronte della pandemia: ci sono “segnali incoraggianti”, ha detto il ministro della Salute, che i contagi stiano calando e che il sistema sanitario stia reggendo all’impatto della variante Omicron. “Durante questa ondata – ha spiegato il ministro – non abbiamo visto un aumento del numero dei pazienti in terapia intensiva e ci sono segnali che il ritmo dei ricoveri stia cominciando a rallentare”.

Riccardo Annibali

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